Essere lavoratori

Da provincialissimo quale sono, non ero mai stato in un supermercato di notte, ed ho potuto rimediare questa sera nel bailamme della movida cuneese buttandomi nel Carrefour H24.
Orbene, potrà apparirvi artificioso, ma insieme alle orde di ragazzini c’erano alcune famiglie con prole, giovani coppie, una cassiera gentile, un energumeno della sicurezza e nessun ubriaco, nè all’interno nè bighellonante sul marciapiede antistante.
“Questa è la vera libertà” ho pensato tra me e me, piacevolmente. Poter fare la spesa quando si ha tempo, persino se avere tempo significhi rinunciare alla mondanità di un sabato sera per fare provviste per la settimana a venire.
Eppure il dibattito nazionale ancora si chiede se sia giusto che i centri commerciali tengano aperto nei festivi (vedi il caso di Serravalle), tra gli scioperi sdegnati dei commessi e la manforte del segretario Fiom Landini, il quale sostiene senza mezzi termini che le aperture nei giorni festivi siano speculazione sulla pelle dei poveri lavoratori vessati e allontanati dalle proprie famiglie.
Che pensare?
Landini non sarà mai andato in un ristorante alla domenica dopo il battesimo di un nipote, o in uno stabilimento balneare a ferragosto, o in un cinema il sabato sera; altrimenti si sarebbe accorto che esiste un mondo che si muove – volente o nolente, secondo le regole della domanda e dell’offerta – anche al di fuori degli orari di uno sportello di banca.
Ma se ci andasse, e li guardasse con attenzione, si accorgerebbe persino che esiste un mondo non soltanto fatto di padroni e di schiavi in perenne lotta di classe tra loro, ma di titolari e dipendenti uniti in un unico obiettivo comune: essere (anche loro) lavoratori.

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