Pensieri di un ventenne

Quando si parla di uguaglianza sociale non la si deve considerare nei termini di eliminazione delle diversità, ma in quelli di eliminazione delle difficoltà di sopravvivenza. Poco tempo fa a riguardo lessi l’ultimo rapporto di Oxfam, nel quale spiegava che le 85 persone più ricche del pianeta possiedono l’equivalente di quanto detenuto dalla metà della popolazione mondiale. Io ottantacinque persone le posso immaginare tutte assieme in casa mia, o in una stanza abbastanza grande, oppure penso che ottantacinque persone possano essere tranquillamente il numero di studenti di una classe universitaria. Invece tre miliardi e mezzo di persone penso possano essere(a stima) tanti quanto gli abitanti del continente americano, europeo ed africano messi assieme, ed onestamente non riesco nemmeno ad immaginarmeli. Si accennava anche alla tendenza che sta portando ad allargarsi sempre di più la forbice che divide i ricchi dai poveri. Dimostrando che la crisi degli ultimi anni non è vero che ha colpito tutti indistintamente e in egual misura. Non capire che la disuguaglianza sociale è la prima fonte dei conflitti nel mondo è cecità sociale. Ed ecco perchè ogni qual volta che sento dire la fatidica frase “non ci sono soldi” mi riservo il legittimo diritto di pensarci due volte.

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