Questione di cultura

Citando più o meno aderentemente il sondaggista Renato Mannheimer – la cui riflessione mi colpì molto -, in Italia c’è un’offerta politica ampia e variegata perchè gli elettori non si convincono a scegliere il meno peggio che compatterebbe le fila delle proposte riportandole ad Una e all’Alternativa, come avviene in altre grandi democrazie occidentali.
Di fronte allo sfacelo del PD di queste ore, con il rischio più che reale che si frantumi in pezzettini più piccini – Barca, Renzi, Vecchia Guardia – viene da interrogarsi seriamente sulle possibilità del Bipolarismo, se sia una questione di offerta, di domanda, o di quella entità aggregata di domanda e offerta che si chiama “cultura”. Probabilmente noi vi siamo poco inclini. Sarà l’indole italica di considerare e soppesare le mille sfaccettature considerandole varietà da proteggere, invece di contemplare uno sguardo d’insieme, e dividersi così sulle quisquilie invece di trovarsi sulle grandi evidenze d’incontro. Siamo poco netti, campioni della proverbiale arte di arrangiarsi con l’idiosincrasia per le regole di cui però ci riempiamo con burocrazie modellate per qualsiasi evenienza contemplabile. Come diceva Ennio Flaiano, in Italia la linea più breve tra due punti non è la linea retta, ma l’arabesco.

 

ennioflaiano

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