Una personale assegnazione di voti spenti i roboanti motori delle campagne elettorali. E scusate il titolo puerile.
Voto 1 – come lo slogan del Movimento 5 stelle, uno vale uno: la lotta contro la Casta crapulona vale dove i soldi ci sono, mentre nei comuni sono finiti da un pezzo. Qui occorre costruire, non c’è niente da demolire. Spaesati.
Voto 2 – ai carbonari di 100 lampadine, che non rientravano mai prima di quell’ora della notte. All’assessore Mignacca tra un po’ gli viene o’ schioppone, ma non abbiamo fatto vedove, ragazzi.
Voto 3 – a quelli che su Facebook sostenevano amici parenti conoscenti dirimpettai colleghi santi e navigatori scrivendo con il tasto del maiuscolo inserito: piantatela di urlare, per Dio.
Voto 4 – a quei quattro che invece di fare politica seria – piazzare la bandiera di lista al momento giusto nel posto giusto – accompagnavano il candidato sindaco come ombre, e smontavano i palchi dopo le serate di chiusura campagna, restando con i sacchi dell’indifferenziato in mano. Urge partire dalle priorità, asini.
Voto 5 – alla campagna elettorale del centro destra: potevano unire la forza dell’uomo più amato della città al vantaggio di una lunga opposizione, bastava un programma di sostanza mediocre, senza infamia e senza lode. Non l’hanno fatto.
Voto 6 politico – alla mia personale campagna elettorale: minimo sforzo, obiettivo centrato sul rotto della cuffia. Signora, suo figlio potrebbe, ma non si applica.
Voto 7 – alla capacità oratoria di Antonio Martorello: se la politica si facesse per radio come ai tempi di Churchill, lui sarebbe primo ministro e noi in guerra con la Merkel.
Voto 8 – al nuovo record di pista di attacchinaggio notturno, con il duo Mina-Bogetti che completano il circuito Loreto-Mellea da 60 cartelloni elettorali piazzati in 2 ore e 15 primi, perferzionando il record che resisteva dalle elezioni politiche dell’82.
Voto 9 – alle voci su Davide Sordella: per settimane vi siete persi dietro alle falsità messe in giro apposta da noi complottisti per distogliervi dalle terribili verità che lo riguardano, e ora ve lo beccate sindaco. Ma quale Argentina, quale Miami, quale Paglialonga sindaco: se ne va 4 anni a Pietra Ligure e lascia le chiavi della città agli zingari di piazza Castello, che le useranno per rigarci le macchine.
Voto 10 – al già citato Gianni Mina, perchè se ci fossero in giro più appassionati veri come lui, la politica sarebbe un posto migliore.