L’Italia agli…?

Gli avvenimenti dell’estate sportiva mi hanno convinto che non siamo un popolo razzista, o comunque molto meno di quello che siamo portati a pensare.
Lo so che qualcuno penserà che per discutere di queste questioni ci sono argomenti più importanti e significativi dello sport, tipo la gestione dei flussi migratori, il reato di immigrazione clandestina, lo Ius Soli, ma la convinzione in me è maturata con quello che ho visto nello sport e osservando i più giovani.
E’ lo sport infatti che ha fatto discutere il grande pubblico dei “nuovi italiani”, ovvero di coloro che non nati italiani lo sono diventati successivamente. Certo ci sono anche in altre categorie, ma visto che siamo tutti calciofili per parlare di questo argomento si conio’ la definizione “generazione Balotelli” (usata anche da Gianfranco Fini). Sicuramente questa definizione l’avrà coniata un minchione che pensa solo al calcio che ad argomenti più seri, ma non si può negare che si sia fatto capire.
Prendiamo dunque Mario Balotelli, il giovane calciatore è stato massacrato da giornali e compagni non certo per il suo colore della pelle ma per lo scarso rendimento mostrato e per atteggiamenti non proprio umili, diciamo così. Ricordo che dopo i due gol alla Germania a Euro 2012 eravamo tutti pazzi di lui e discorsi come “non ci sono negri italiani” li facevano giusto gli ultrà più beceri o gli ubriachi al bar. In quei giorni si dimostrò che al 99 % siamo tutti ben disposti verso i cosiddetti “nuovi italiani”. Persino Borghezio capita l’aria che tirava aveva più volte espresse la sua ammirazione per l’ex centravanti del Milan definendolo “ un vero padano”.
Lo so che in Italia ci sono ancora razzisti ma, forse sono un illuso, mi sembrano sempre meno e sempre meno tollerati e ne ho avuto la conferma quando è scoppiato il caso Tavecchio. Dopo la sua ormai celebre frase sugli extracomunitari mangiatori di banane la risposta data dall’opinione pubblica è stata impressionante. In tutti i sondaggi sui vari siti sportivi e non, la percentuale dei no a Tavecchio era sempre superiore al 95 %, dimostrando che non solo non siamo razzisti ma che certi discorsi proprio non li reggiamo più (che poi il mondo del calcio abbia deciso di eleggerlo lo stesso è un altro discorso, centrano più un istinto di conservazione e paura del cambiamento di alcuni dirigenti e presidenti che questioni razziali).
Di nuovi Italiani negli ultimi anni lo sport Italiano ne ha avuti parecchi e a parte qualche episodio spiacevole sono quasi sempre stati giudicati per quello che hanno fatto, esaltati quando hanno vinto e massacrati quando hanno perso (il continuo esaltare e poi distruggere di certa stampa sportiva è certo un problema ma non centra con la questione razziale). Il bello dello sport è che i risultati e le prestazioni sono oggettive e fare discriminazioni è dura.
Tra alcuni episodi razzisti ce ne fu uno che razzista non era ma fu comunque spiacevole. Alle Olimpiadi del 2000 come portabandiera venne scelto Carlton Myers, nominato solo perché nero. Il portabandiera è sempre l’atleta che meglio ha figurato nelle precedenti edizioni, il più medagliato fra i partecipanti e Carlton Myers era alla prima Olimpiade. C’era la sinistra al governo, il ministro vigliante allo sport era Giovanna Melandri, una che voleva sempre mettere il becco dappertutto e contribuì a quest’errore. Nelle intenzioni doveva essere un gesto di apertura ai nuovi Italiani ma finì con l’essere un episodio di razzismo al contrario, non ti discrimino perché sei nero ma anzi ti premio più di quel che meriti perché sei nero. Un episodio mal digerito da molti altri azzurri e che creò malumori e non certo perché gli altri atleti erano razzisti, ma perché non venne premiato chi lo meritava. L’Italia agli Italiani? L’Italia ai nuovi Italiani? L’Italia a chi la merita! (vale anche per le quote rosa!)
Carlton Myers per sua fortuna è stato un amatissimo e fantastico capitano della nazionale di Basket e ha una carriera che dimostra che giocatore è stato. Non chiese lui di fare il portabandiera, venne usato suo malgrado. Per fortuna certi episodi non si sono più ripetuti. I “Nuovi Italiani” hanno continuato a imporsi quando erano i migliori e a ricevere critiche quando non lo erano. Come gli altri.
L’afroamericano naturalizzato italiano Daniel Hackett si è beccato sei mesi di squalifica per aver mollato di punto in bianco il ritiro della nazionale e i suoi (ex) compagni l’hanno attaccato perché nonostante sia fortissimo pare abbia un carattere di merda. Andrew Howe anni fa venne salutato come il faro dell’atletica leggera italiana per alcuni vittorie giovanili ma poi si è perso tra infortuni, spot pubblicitari e per l’ostinazione di farsi allenare dalla mamma (più italiano di così!!). Libiana Grenot dopo anni di risultati insoddisfacenti ha finalmente conquistato l’oro continentale. E infine Balotelli.
C’è ancora in questo paese qualcuno che ogni tanto tira fuori la retorica dell’Italia agli italiani, certo, ma mi sembra che si affievolisca sempre più e riguardi quasi esclusivamente le vecchie generazioni. Mi capita sempre più spesso di vedere gruppi di quattro-cinque ragazzi in cui almeno uno è di colore; mi ripeto, forse sono un illuso, ma provate a fermare un gruppetto di questi e dirgli “L’Italia agli italiani”…

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