Esportiamo l’Aperitivo!

Trova le differenze.
Se un giovane occidentale prende armi e bagagli e si trasferisce all’estero sarà considerato: un coraggioso se non ha una meta, un irresistibile uomo di mondo se vuol bighellonare, un cervello in fuga se è partito per cercare un’occasione. In ogni caso, un figo, un individuo che prende la propria vita con due mani bene aperte e decide di non lasciarsi vincere dalle circostanze.
Se un giovane del Resto del Mondo (1) decide di sfidare la sorte per trovare una vita migliore in un posto che gliela possa dare si valuterà: se fugge e basta allora è uno scansafatiche o un terrorista, se fugge dalla povertà un miope che non vede che-qui-non-arriviamo-a-fine-mese (prima gli italiani!), se fugge da una guerra allora un momento vediamo chi cosa dove come quando perchè, e poi forse sì, forse.
Tralasciamo poi che se il primo fugge con due stracci e uno smartphone, è uno spirito libero connesso con l’Universo; se lo fa il secondo è uno che sì sì non han da mangiare ma il cellulare ce l’hanno, va.
L’antico mito di Ulisse che si smarca dal fato avverso e attraverso il viaggio conquista la libertà lo abbiamo ancora ben presente, ma sembra valere solo per noi.
Il nuovo mito del villaggio globale, in cui qualsiasi pisquano che si alzi la mattina a Timbuktu possa interagire con un perdigiorno di pari grado a Helsinki, sembra valere solo per noi, e iniziamo ad averlo un po’ meno presente.
Ci siamo illusi per qualche anno che globalizzare significasse una nuova epoca coloniale, che si potessero andare a pescare le risorse naturali, energetiche e umane ovunque pur
mantenendo il Mondo sostanzialmente separato. Non ci siamo accorti che i primi – gli unici – ad avere qualcosa da perdere, in questo stato di cose, siamo noi.
Barconi pieni di gente con molto poco da perdere provano a ricordarcelo continuamente, ma noi vediamo soltanto la paura di una feroce concorrenza diretta tra loro e i nostri nuovi disoccupati, a ringhiarsi l’uno contro l’altro per strapparsi uno straccio di lavoro
portato dai nostri capitani di industria in quel limbo tra ex paradiso e inferno che sono i paesi con la manodopera a basso costo.
Ma siamo fuori strada.
Loro non vogliono il nostro lavoro, vogliono il nostro benessere.
Vogliono la nostra libertà.
Vogliono stare un po’ bene anche loro.
Vogliono i nostri happy hour.

(1) scusate, fa tanto partite del cuore, ma non so trovare una definizione sociopolitica attualmente accettabile.

mareecocktail

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