La colomba

Io non ci ho mai capito granchè del modo di ragionare dei russi.
Ma come quasi tutti noi, non capendoci molto pensavo di capirli bene. Gli piace il calcio, si mettono la giacca e la cravatta, parlano buffo ma vengono in vacanza in Romagna e in Costa Azzurra. Come noi. Forse bevono un po’ troppo, ma hanno smesso di essere comunisti, piacciono i soldi pure a loro. Come a noi.
E invece non ci capivo molto. E se c’è una cosa che mi fa capire che mi sbagliavo a pensare di capirci qualcosa e invece non ci capivo molto, quello è Dmitrij Medvedev. Ma vi ricordate quando questo incredibile spaccone guerrafondaio si scambiava la presidenza russa con Putin e noi occidentali lo salutavamo come “la colomba” del regime di Mosca?

La Sostituzione (etnica)

Kais Saied, primo ministro tunisino (e aspirante dittatore secondo i maligni, a cui noi non apparteniamo) ha lanciato pochi giorni fa l’allarme: “E’ in corso una sostituzione etnica in Tunisia, c’è chi paga per sostituire i tunisini con gli abitanti dell’Africa subsahariana!

Effettivamente perchè uno che abita in una zona ricca e prospera come l’ Africa SubSahariana dovrebbe lasciare il proprio paese, se non a scopo di una sostituzione etnica?

L’Unione Africana ha accusato Kais Saied di razzismo, ma quelli dell’Unione Africana quanti migranti si sono presi in casa loro,sti finti buonisti?
La cosa comunque mi ha fatto un po’ strano: io sapevo del piano di sostituzione etnica Kalergi, il cui scopo, voluto dalle Elites, è quello di sostituire i cittadini europei con asiatici e africani, allo scopo di avere manodopera a basso prezzo. Ma evidentemente ora le Elites vigliacche hanno aperto un franchising in Maghreb.
A rendere ancora più confusa la situazione, si sta diffondendo una corrente di pensiero nell’afrocentrismo, per cui coloro che si sentono veri africano sostengono che i magrebini non lo siano e debbano tornarsene in Asia. Cioè, questi sono anni che si sostituiscono a vicenda e ne sono accorti solo ora! Che babbei.
In più, ci si mette pure il Fondo Monetario Internazionale, che non vuole prestare soldi alla Tunisia, condannandola alla povertà, col rischio che i subsahariani col cazzo andranno ancora in Tunisia a fare sostituzione etnica, e come sostituti dei sostituti i tunisini rischiano di cuccarsi quegli Italiani che, da settembre, perderanno il Reddito di Cittadinanza.

Intanto anche qui la sostituzione etnica è in corso da almeno 7 anni, quando Salvini per primo lanciò – inascoltato – l’allarme. E aveva ragione, se no come ve li spiegate Eder prima e adesso Retegui in Nazionale? Con le sue coraggiose accuse ai Poteri Forti, parlò di “pulizia etnica dei padani e financo di genocidio ai danni degli italiani“. Lo prese sul serio l’ambasciata turca, che chiese rassicurazioni: “Il genocidio che state subendo è tipo quello che noi NON abbiamo fatto agli Armeni? “.
Anche Giorgia Meloni, nel 2016, parlò di continui sbarchi favoriti dai governi di sinistra e di prove generali di sostituzione etnica “Ogni anno 100.000 giovani connazionali lasciano l’italia mentre sbarcano decine di migliaia di Migranti!” seguito dal classico “Bloccare le partenze” (entrambe? ndr)

Ma oggi, nonostante il prestigioso e autorevole scoop di Libero del 2 dicembre 2022: gli sbarchi continuano a frotte, molto più che coi governi della sinistra “complici dell’invasione“. Il brillante ministro Piantedosi da la colpa dei continui arrivi all’opinione pubblica favorevole agli sbarchi: la stesso opinione pubblica che quattro mesi fa diede la maggioranza al Centrodestra deve essera gia’ stata sostituita, mannaggia alle Elites!

La situazione si è talmente aggravata al punto di sospettare – se non avere addirittura la certezza – che pure la Meloni, visto anche il recente Decreto Flussi, abbia aderito pure lei al Piano Kalergi: “ce lo chiedono le imprese di regolarizzare i migranti” si come no; ah! i bei vecchi tempi quando c’erano solo gli immigrati perbene che venivano a delinquere e a fare casino. Se non fossimo una massa di ipocriti, sulla richieste di soggiorno come opzioni dovremmo scrivere:
Motivo del viaggio:
A)furto con scasso
B)Stupro
C) falso profugo da 35 euro al giorno
D) Sostituzione etnica

Ma è un porblema che riguarda tutti; i inglesi, che di sostituzione etnica se ne intendono, e che anni fa sostituirono i Pellerossa (storia vera, ndr), hanno minacciato, a scopo deterrente, che deporteranno tutti gli immigrati irregolari in Ruanda (comodo se arrivi dal Ruanda); la Tunisia avrebbe potuto provarci col Molise, se solo esistesse, noi potremmo provare con Wakanda, che almeno esiste.
E allora, il sempre più brillante ministro Piantedosi, prova a risolvere il problema internazionale invitando i i migranti a rimanere a casa per aiutare il riscatto del proprio paese, ma è stato perculato da un’infìdo migrante che pare abbia chiosato “ma ancora non l’avete capito che noi emigriamo solo per rompervi i coglioni?

State in ansia, seguiranno aggiornamenti.





Sul Decreto Flussi

La destra ci ha ripetuto, per anni, che per regolarizzare l’immigrazione avremmo dovuto aiutarli a casa loro. Ma, ora che sono al governo, allargano le quote ed i canali regolari di ingresso perchè il nostro tessuto socio-produttivo ha bisogno di almeno 200 mila nuovi immigrati all’anno – come chiedono e invocano le parti sociali e buona parte degli analisti – soprattutto nell’assistenza agli anziani e nel comparto agroalimentare.
Per aiutarci a casa nostra, insomma.

Per la fine della guerra: un suggerimento.

Uno (politico, professore, attivista, le altre volte in disaccordo tra loro):
– Sono contrario all’invio di armi in Ucraina!

L’altro:
– Servono agli ucraini per difendersi.

Uno:
– Così si prolunga la guerra e si allontana la pace!

L’altro:
– mmm (riflette)

(poi aggiunge)
– Be’, ma se vogliamo che la guerra finisca il prima possibile, perchè tenerci le armi? Inviamole alla Russia!

Il silenzio di Silvio

Fino ad un mesetto fa, Silvio Berlusconi manteneva la scena della politica e dei notiziari con la conta dei grandi elettori per l’elezione del Quirinale. Fosse diventato Presidente, ci sarebbe l’ironia della sorte a vederlo cimentarsi nella direzione di un consiglio di guerra contro il sodale storico Vladimir Putin.
Ora, invece, il suo silenzio sulla questione sta assumendo una forma che sarebbe imbarazzante, se non ci fossero cose più importanti cui badare. Non sono pochi, però, gli osservatori, gli opinionisti e gli avversari politici che non perdono l’occasione per imputargli il lungo e giocoso passato di amicizia con lo Zar del Cremlino, spesso con il corredo di fotografie tra colbacchi, sorrisi a cinquanta denti, piante esotiche di Villa Certosa e scodinzolate di Dudù.
Certamente uno smacco per chi, come Berlusconi, da venti anni andava ripetendo di aver messo la parola fine sulla Guerra Fredda con gli incontri Usa – Russia di Pratica di Mare. La sua – non del tutto autoriferita – capacità diplomatica ribaltata in pochi giorni dall’aggressività concludente dell’amico Vladimir. Ma il gioco a ridicolizzarlo lascio lo spazio ad una ennesima geometria variabile, un paradosso da manuale della politica demagogica e distratta dei nostri giorni: a perseguire il dialogo ostinatamente si rischia di essere considerati una colomba della pace quando le cose vanno bene da sole, e l’utile idiota a servizio del tiranno quando le cose si complicano.

Il problema del cuggino

E dire che il problema era già conosciuto, e in qualche modo avevamo sfiorato l’argomento già nel 2018, con questo articolo. L’accettazione del dato statistico è uno dei punti di scontro su cui, da molto prima del covid, duellano sostenitori e detrattori dei vaccini. Il meccanismo è noto, anche al di fuori dell’ambito medico: ogni volta che qualcuno avanza la tesi che qualcosa – un farmaco, un’operazione, un mezzo di trasporto, un investimento, etc – sia sicuro, salta fuori quello che dice “a mio cuggino è successo invece“. Sì, è vero, può accadere. Ma è una percentuale trascurabile su un campione elevato. “Trascurabile vaglielo a dire a mio cuggino“.


Questo approccio, che potremmo chiamare elusione del dato statistico, ma che chiameremo il problema del cuggino, è purtroppo lo stesso meccanismo usato nell’ultimo anno dai media e da buona parte della divulgazione scientifica, nel tentativo – lodevole per carità – di richiamare all’attenzione le coscienze dei più: fatevi un giro nelle terapie intensive! Muoiono i giovani in piena salute! I dati dell’Istituto Nazionale di Sanità parlano chiaro da aprile 2020 e continuano a parlare chiaro: al 1 marzo 2021, (trovate i dati qui) i morti sotto i 40 anni, in Italia, per Sars Cov 2 senza malattie pregresse sono 36, su un totale di 96.141 decessi. Lo 0,0004%. Percentuali trascurabili, al pari degli 0,002% citati in queste ore per i casi di trombosi seguite all’inoculazione del vaccino AstraZeneca. “Eh però quello lì potresti essere tu, o tuo cuggino“.


Deve dunque stupire che ora, di fronte al prevedibilissimo verificarsi di effetti collaterali della vaccinazione, le stesse persone che per un anno sono state chiamate a preoccuparsi del dato statistico trascurabile, si impauriscano all’idea di finire come mio cuggino? Ovviamente no. Eppure, proprio perché abituati ad anni di animate discussioni su questi temi, sarebbe stato opportuno che il mondo scientifico (qualcuno ha detto Burioni?) e dell’informazione non cadessero in questa trappola, utile finché si vuole, ma che rischia di lasciare strascichi più tossici del virus stesso: il problema della fiducia nell’informazione (e di conseguenza nella scienza) sarà l’onda più lunga di questa pandemia.


Figli e attori del proprio tempo.

E’ successo di nuovo, ma succederà sempre più spesso.
In questo articolo trovate la seguente notizia: gli studenti di un’università in Inghilterra sostituiscono una poesia di Kipling con una di una poetessa americana, in quanto il primo fu un razzista sostenitore dell’imperialismo inglese in India.
Stavolta è Kipling, qualche mese fa è stato Montanelli per l’acquisto di una moglie dodicenne in Abissinia negli anni Trenta (fatto narrato più volte in vita da lui stesso), persino Einstein per gli scritti di un viaggio in Cina. Domani forse sarà Pasolini, poi chissà altri.
La pratica, lo diciamo subito, è sbagliata. Viviamo un tempo fatto di una distorsione della visione storica, e sarebbe bene provare a mettere mano a questo problema, con forza. Infatti non si può giudicare con i canoni di oggi protagonisti e fatti del passato, immersi in abitudini e idee diverse dalle attuali. Non si può inchiodare Kipling ad un giudizio maturato con l’esperienza di cento anni a lui successivi, nel nome di principi sacrosanti ma recenti ed evoluti rispetto ai suoi coevi.
Il motivo si cela dietro una semplice logica di causa ed effetto.
Abram Lincoln, padre riconosciuto dell’abolizione della schiavitù in America, per i nostri canoni attuali sarebbe un razzista, al punto che già negli anni 60 i movimenti politici afroamericani puntavano il dito contro di lui considerandolo simbolo del suprematismo bianco: ma senza di lui e la sua battaglia politica non si sarebbe mai messo in moto il meccanismo che ha portato ai nostri canoni odierni di uguaglianza, in America come qui in Europa.

Vaccini pro e contro: facciamo pulizia

Non staremo in questo post a esprimere la nostra posizione sulle vaccinazioni: sarebbero bestemmioni. Ma proprio partendo da una certa insofferenza alla discussione abbiamo capito che il principale problema sia un’incompatibilità generale nelle argomentazioni, che esaspera le discussioni.
Dunque riteniamo si debba fare un po’ di chiarezza iniziale per fare in modo che chi si confronta lo faccia su un terreno comune, libero da corti circuiti mentali che incancreniscono le posizioni.
Di seguito suggeriamo tre regole che suggeriamo andrebbero tenute a mente.

1. NON FACCIAMONE UNA QUESTIONE DI SOLDI.
Purtroppo spesso i confronti sul tema finiscono a correlare posizioni scientifiche con interessi economici. Nessuno mette in dubbio ci siano e che sia indole dell’essere umano ricercare il proprio tornaconto, ma spostano il fulcro della discussione e si finisce in una conversazione tra sordi. Sostenere che le multinazionali nascondano la cura al cancro per speculare sui malati mentre Vannoni fosse un filantropo privo di interessi non aiuta nessuno.

2. DECIDIAMO SE LA STATISTICA ABBIA UN RUOLO OPPURE NO.
Nella discussione si contrappongono due posizioni inavvicinabili che sono tipiche di qualsiasi discussione. Da una parte chi sostiene che l’eccezione confermi la regola, e che si debba continuare a procedere nel solco delle scienze applicate per le quali esiste una percentuale fisiologica di errore. Dall’altra chi ritiene che questa percentuale di errori rimetta in discussione tutto, e per cui l’eccezione invalidi la regola. Tranquilli, succede anche in una qualsiasi discussione tra marito e moglie sulle faccende domestiche, ma è fondamentale per non capirsi.

3. STABILIAMO SE LA MAGGIORANZA ABBIA UN VALORE OPPURE NO.
E’ vero, Winston Churcill nel 1938 era praticamente l’unico in Europa a osteggiare gli accordi di Monaco, ma aveva ragione lui. Alle volte succede. La democrazia mal si applica alle idee e alle decisioni di principio, ma affidarsi alla fiducia nella ragionevolezza delle maggioranze è un modo per arrivare ad una sintesi e ad una decisione: decidiamo chiaramente se sia opportuna o meno, ed eventualmente come sostituirla. Ma questa geometria variabile che santifica la democrazia quando si è maggioranza e rivendica la libertà di coscienza e di dubbio quando si è minoranza produce solamente una empasse perenne.

Rimborsopoli M5S, la vera evidenza.

L’attuale tempesta giornalistica che si è abbattuta sul M5S dopo il servizio delle Iene mette in evidenza uno dei più importanti limiti all’impianto ideologico alla base stesso dell’impegno politico di Grillo e del suo movimento. Giornali, militanti più o meno interni, simpatizzanti e avversari politici puntano l’attenzione, come era prevedibile, sullo scostamento che questo piccolo caso sembra creare con i principi di onestà e lealtà di cui si è fatto voce il Movimento. Se è vero che su questo argomento i vertici da sempre hanno posto un’attenzione quanto meno ingenua, che facilmente prestava il fianco a biasimi alla prima occasione, è pur vero che la stragrande maggioranza di chi ha assunto un’impegno nelle file dei M5S lo abbia onorato. Basta un piccolo residuo per far dire a Renzi che i grillini non possono accaparrarsi la patente dell’onestà più di altri. Ma questo, sosteniamo, sia un errore di valutazione più ingenuo che significativo.
Emerge invece nella dinamica di queste ore un’altra evidenza, che la scoperta di candidati appartenenti alle logge massoniche fa ulteriormente risaltare: la difficoltà nella creazione di una classe politica che rispecchi le ambizioni del Movimento, e la lampante insufficienza del metodo di selezione delle candidature. Un problema concreto che nasconde un vizio ideologico iniziale: al contrario di quanto abbiano sempre sostenuto i 5 Stelle, le masse non sono interessate alla politica attiva, dunque la democrazia diretta non può funzionare. Questo non certo perchè i 5 Stelle non abbiano dato una reale possibilità di partecipazione: basta iscriversi al sito e dopo un certo periodo di tempo si arriva a poter votare su alcune questioni. Piuttosto perchè queste possibilità di partecipazione non sono state colte, e le masse alla piattaforma Rousseau non si sono iscritte. I numeri sono a controprova: il tasso di conversione tra elettori alle urne e votanti sul sito è chiarissimo, e a distanza di 5 anni dagli 8 milioni e mezzo di voti del 2013 (alla Camera) i votanti sulla piattaforma per le parlamentarie 2018 risultano essere 40 mila. Un risultato tutt’altro che diverso da quelli di qualsiasi partito convenzionale dotato di milioni di elettori e sparuto radicamento sul territorio (il PD nel 2017 è sceso sotto 90 mila iscritti).
Il successo di un’offerta politica di rottura non rispecchia la disponibilità dell’elettorato a sobbarcarsi i pesi dell’azione politica, perchè l’acquisto risponde all’offerta, non ad un bisogno insopprimibile: lo voglio perché esiste, ma non esistesse non lo vorrei.