Archivio mensile:Marzo 2021

Il problema del cuggino

E dire che il problema era già conosciuto, e in qualche modo avevamo sfiorato l’argomento già nel 2018, con questo articolo. L’accettazione del dato statistico è uno dei punti di scontro su cui, da molto prima del covid, duellano sostenitori e detrattori dei vaccini. Il meccanismo è noto, anche al di fuori dell’ambito medico: ogni volta che qualcuno avanza la tesi che qualcosa – un farmaco, un’operazione, un mezzo di trasporto, un investimento, etc – sia sicuro, salta fuori quello che dice “a mio cuggino è successo invece“. Sì, è vero, può accadere. Ma è una percentuale trascurabile su un campione elevato. “Trascurabile vaglielo a dire a mio cuggino“.


Questo approccio, che potremmo chiamare elusione del dato statistico, ma che chiameremo il problema del cuggino, è purtroppo lo stesso meccanismo usato nell’ultimo anno dai media e da buona parte della divulgazione scientifica, nel tentativo – lodevole per carità – di richiamare all’attenzione le coscienze dei più: fatevi un giro nelle terapie intensive! Muoiono i giovani in piena salute! I dati dell’Istituto Nazionale di Sanità parlano chiaro da aprile 2020 e continuano a parlare chiaro: al 1 marzo 2021, (trovate i dati qui) i morti sotto i 40 anni, in Italia, per Sars Cov 2 senza malattie pregresse sono 36, su un totale di 96.141 decessi. Lo 0,0004%. Percentuali trascurabili, al pari degli 0,002% citati in queste ore per i casi di trombosi seguite all’inoculazione del vaccino AstraZeneca. “Eh però quello lì potresti essere tu, o tuo cuggino“.


Deve dunque stupire che ora, di fronte al prevedibilissimo verificarsi di effetti collaterali della vaccinazione, le stesse persone che per un anno sono state chiamate a preoccuparsi del dato statistico trascurabile, si impauriscano all’idea di finire come mio cuggino? Ovviamente no. Eppure, proprio perché abituati ad anni di animate discussioni su questi temi, sarebbe stato opportuno che il mondo scientifico (qualcuno ha detto Burioni?) e dell’informazione non cadessero in questa trappola, utile finché si vuole, ma che rischia di lasciare strascichi più tossici del virus stesso: il problema della fiducia nell’informazione (e di conseguenza nella scienza) sarà l’onda più lunga di questa pandemia.