Archivio mensile:Gennaio 2016

Ciao Darwin e la xenofobia

Scandalo a Torino dove una troupe del mitico programma Ciao Darwin avrebbe fatto dei provini per cercare omofobi e persone contrarie all’immigrazione per una puntata in cui molto probabilmente dovranno sfidare un gruppo composto invece da persone tolleranti, come da sempre fa lo show che inizio’ nel 1998 con sfide tipo “grassi” contro “magri”.
“Inaccettabile che in un momento in cui l’odio verso il diverso è sempre maggiore, ci siano programmi che vogliono alimentare la xenofobia e l’omofobia” dice l’assessore all’integrazione elle pari Opportunità Monica Cerutti . “Dove termina la necessità di dare spazio alla pluralità delle idee personali e dove comincia il rischio di eleggerle a categorie, dando loro un’involontaria legittimazione?” si chiede La Stampa.
Ma soprattutto, cari amici di Ciao Darwin,per cercare persone omofobe e xenofobe ci voleva un mega casting?Non bastava girare quattro bar?

Galeotto fu il capodanno

Come tutti quelli che l’avevano detto, devo sostenere di non aver piacere di dire che l’avevo detto, ma in realtà mi piace un sacco.
Finalmente si sono incontrate, e io l’avevo detto. In una fredda notte di capodanno, a Colonia, forse in altri posti, ma è successo.
Correvano i primi anni 2000, l’intellighenzia nostrana si premurava a gettare acqua sul fuoco delle polemiche per le posizioni di Berlusconi (“siamo una civiltà superiore“) e ancor più della Fallaci (un po’ di ogni): “non esistono culture superiori alle altre” sintetizzò l’allora presidente della commissione Europea Prodi. Era l’Occidente frastornato che si guardava dentro, che si torceva tra le anime revisioniste di Derrida e quelle assolutiste di Benedetto XVI, che ammetteva le peggiori colpe senza riconoscersi alcun pregio, nel terribile e strisciante senso di colpa dell’Olocausto, il prodotto più ingombrante di secoli di cultura “superiore”.
Epperò io pensavo a: sapiens e neandhertal, mesopotamici e egizi, greci e assiri, liguri e etruschi, romani e longobardi, maya e spagnoli, medioevo e rinascimento, illuminismo e schiavismo, yankee e pellirossa, alleati e forze dell’Asse, democrazia e totalitarismo, Pippo e Pluto, belghe e pale ale, bagni italiani contro resto del mondo.
Mi pareva evidente, insomma, che le culture fossero il prodotto degli uomini, dei loro pensieri, delle loro interazioni, la sintesi dei percorsi di generazioni e territori, e che come tutte le opere dell’uomo fossero comparabili tra loro senza che per questo ci si dovesse sentire razzisti, e che se alle nostre latitudini non praticassimo l’infibulazione, questo dovesse essere motivo di vanto, non soltanto una varianza folkloristica priva di peso specifico.
Ovviamente, chi si sperticava a mistificare le differenze tra culture non poteva non battersi ugualmente per la condizione femminile, che ancora oggi a ragione trova argomenti per combattere anche nella nostra civiltà, visto che, Colonia o non Colonia, gli abusi sulle donne sono tutt’altro che un pericolo remoto nelle nostre case (soltanto che qui, nota folkloristica, è reato).
“Prima o poi”, pensavo, “queste contraddizioni si incontreranno”.