Questo non è un blog di recensione di libri, è vero, ma ogni tanto uno strappo alla regola va fatto.
Per un certo spirito polemico, tornando dalle vacanze trentine mi sono portato a casa un libercolo trovato nella cameretta della nonna, zeppa di testi sacri nemmeno ci si preparasse all’avvento dell’Ultimo Giorno. “Lettera aperta ai teologi sul controllo delle nascite”, anno domini 1966, con una quarta di copertina che non lasciava spazio alle interpretazioni. Come possiamo evitare gravidanze, padre, se mia moglie ha un ciclo irregolare? Con la continenza assoluta, che domande. E al contrario, via i sacramenti. Grazie prego scusi tornerò.
Poi, tuffandosi nella lettura sulla Piacenza-Brescia, scopro le posizioni moderne di un padre canadese missionario in Brasile che riconosce quale scopo del matrimonio non la progenie pura e semplice ma l’educazione, e invoca l’apertura alla pillola di progesterone per il controllo delle nascite e l’avvio verso una considerazione qualitativa dell’atto di mettere al mondo. Quarantasette anni dopo, tutto tace.
Non mi addentrerò di più nella questione, soprattutto non lo farò in polemica con la Chiesa di cui sento di fare parte – sono pur sempre Mariano Rumor – ma della quale rifiuto molto. Mi limito soltanto a postare questo articolo per dire che no, non è fuori luogo su questo blog, perchè troppe volte, per troppo tempo, la politica italiana – e gli italiani – hanno lasciato che di questioni etiche e morali si occupassero altri. E’ arrivato invece il tempo di ripartire dalle priorità, quelle vere, quelle legate agli indici della vita e dalle quali, per forza, gli indici dell’economia discendono in subordine.