Archivio mensile:Luglio 2014

L’antenato del Pensionato Torinese

Signor Conte,
nell’istessa maniera che Lei mi scrive con franchezza, con franchezza le risponderò. Sappia che [la] sua lettera mi dispiacque. Sappia che è ridicolo fare progetti e teorie da Torino, mentre che noi che siamo sul posto ci caviamo la pelle per fare il nostro dovere. Alla guerra non vi è niente mai di certo sopra i progetti che si fa, talvolta si cambia a mezzogiorno quello che si combina a mattina, secondo le mosse del nemico, talvolta quel che pare il più certo è quello che lo è meno.
I miei progetti sono sempre sottoposti a quelle teorie e sempre furono e sono d’accordo con le idee del Maresciallo Canrobert e generale Niel. Anche la mossa sopra Novi che Lei, con parole che Ella avrebbe potuto sparmiare, critica tanto, fu combinata col generale Canrobert, che venne sul posto. Ed essa sarebbe riuscita utilissima se si fosse realizzato ciò che si credeva imminente, e che se non accadde fu per pura bestialità dei Tedeschi.
Riguardo poi alle osservazioni che Lei mi fa sopra il nuovo movimento, capisce bene che non posso scriverle un libro tutte le volte che Le scrivo, avevo già fatte tutte le ipotesi e giusto per ciò che l’idea principale del gran salvamento di Torino spaventato, era sua più che mia; avevo già dato l’ordine alle mie divisioni di soffermarsi sulla posizione di Ponte Stura da dove le avrei fatte muovere secondo la necessità temendo io stesso che il nemico si sarebbe ritirato al loro primo comparire.
Dunque vede che non siamo tanto bestia. […] Dal sunto poi di quel che mi dice che devo essere circondato da tanti geni che mi impediscano di fare delle bestialità, pare che Lei mi considera come un grande asino nel mio mestiere. Se Lei mi parla ancora una volta così vedrà cosa farò, manderò via tutti d’intorno a me quelli che vi sono e mi circonderò di meno capaci ancora, e farò vedere se io non so fare il mio mestiere senza tanti consiglieri. Se ho preso quelli che ho preso, so il perchè e non ho bisogno d’altri […].
Poi io non voglio fare di queste polemiche, farò il mio dovere il meglio che potrò, se va bene voglio che il merito sia mio, se va male lo stesso. Così, caro Conte, Lei avrà le nuove, ma non scriverò più.

Il suo affezionatissimo
Vittorio Emanuele

(lettera di V.E. II a Camillo Benso di Cavour dal quartier generale di San Salvatore di Monferrato, 10 maggio 1859, e tratta dal libro Cronache dell’Unità d’Italia, a cura di Andrea Aveto, Mondadori, 2011)

vittorioemanuele

Quel che Berlusconi meritava

Berlusconi non meritava sette anni di carcere per aver telefonato in questura per fare liberare una prostituta minorenne spacciandola per nipote di Mubarak. Non c’è stato reato, non c’è stata concussione, il capo di Gabinetto Ostuni che ricevette la telefonata non fu né minacciato né gli furono promessi vantaggi, semplicemente sentendo il nome di Berlusconi si è messo sull’attenti e ha fatto tutto quello che gli è stato chiesto. Lo hanno ribadito tutti i testimoni e i presunti concussi per quattro anni e ora i giudici della corte di Appello hanno creduto loro.. Il comportamento del dottor Ostuni probabilmente è stato scorretto da un punto di vista deontologico, così come scorretto da un punto di vista Istituzionale quello dell’ex Presidente del Consiglio, ma zero reati. Il processo infatti non era sulla correttezza e deontologia dei funzionari di Polizia né sul galateo istituzionale ma era un processo per concussione e non dimentichiamolo, prostituzione minorile. E anche in questo caso per i giudici non c’ è reato, perché? Perché non ci sono prove certe nè che Berlusconi sapesse della minore età della giovane Ruby, nè che tra i due siano stati consumati rapporti sessuali. Si, Ruby si prostituiva e Berlusconi aveva rapporti sessuali con giovani donne con cui non era sposato, ma le loro storie ,immorali se volete, non si sono mai incontrate a letto. In primo grado si forzarono pesantemente le cose e vista la mancanza di prove certe riguardo il rapporto sessuale tra i due si arrivò a stabilire che perché si configuri il reato di prostituzione bastano baci e palpeggiamenti (tra l’altro nemmeno questi mai provati con certezza). Insomma per la condanna non è stata necessario arrivare alla certezza del reato, no,è bastato un possibile surrogato del reato.
Berlusconi aveva giovani donne che gli giravano per casa, lui le manteneva e qualcuna, non tutte e nessuna costretta, faceva sesso con lui. Una vita oscena, squallida, immorale, ok, ma zero reati.
Berlusconi non meritava sette anni per avere giovani e svariate amanti in casa, non meritava sette anni di carcere per aver telefonato in questura per fare liberare una prostituta minorenne spacciandola per nipote di Mubarak. No, non doveva e non deve andare in galera per quelle vicende, ma essendo il Presidente del Consiglio ha meritato lo sputtanamento e il massacro mediatico in mondovisione che ha subito ed ha scontato.

Lo scemo del villaggio

Sono stato un primo della classe, una volta nella mia vita. Di quelli perfettini che non andavano impreparati ai compiti in classe, e se lo avessero fatto mai, si sarebbero sentiti un pericoloso fuorilegge.
Basta esserlo anche per poco, e ci si accolla l’ansia di deludere le attese, tradire le aspettative che ci hanno messo addosso nel merito di qualche risultato precedente. Non è civetteria nè voglia di primeggiare, ma un vero e proprio tunnel psicologico, che non abbandona, e che ritorna anche dopo una vita. Un passo falso, e mentre consegna il compito il professore incredulo non ti riprende come fa con gli altri, ma ti domanda “come mai??”.
Consigliere comunale, il ruolo è serissimo. Ci sono arrivato con molta ironia, vuoi una foto, vuoi qualche battuta, vuoi l’articolo sbellicante di Emilio Colombo su questo blog o quello di Luca Bedino sul suo Ignorante con stile. Ora sì fa per davvero.
Da una parte, la libertà più assoluta, un ruolo che permette di accedere a qualsiasi documento amministrativo comunale e dal quale si può decadere solo per decreto del Presidente della Repubblica. Capite ben voi, mica cotica.
Dall’altra parte, le aspettative. Di chi ti ha votato, di chi non ti ha votato, di chi è stato votato con te. Il primo della classe, pur di non deludere, dà ragione a chi si aspetta che gli sia data ragione, sia il professore, il cittadino o l’assessore. In questo ero così bravo che anche quando non avevo studiato poi così bene, nelle interrogazioni tentennavo quel tanto che bastava per far completare le frasi ai professori stessi, ed era come se l’avessi detto io, perchè ero il primo della classe e non potevo non saperle, quelle quattro stupidaggini, pensavano.
Ma chi lo è stato una volta, rischia di restarlo per sempre, d’avere un focolaio influenzale sopito ma pronto a diffondersi nuovamente nell’organismo. E chi verrà a domandare troverà uno studente modello affrettarsi a dar ragione e a premurarsi: per i cittadini sarà l’esempio dell’efficienza, per i colleghi l’elemento organico su cui contare sempre. Bene, ma non benissimo.
Invece tenterò di no, perchè se per fare la politica seria non basta metter su la cravatta, non basta nemmeno dire sì o dire no, ma serve coltivare il dubbio, sempre.
Da domani, nel mio piccolo, inizierò il mio percorso mettendo su la maschera dello scemo del villaggio, quello che vacca boia non sa nulla di nulla, e per questo nulla promette e nulla concede. Quello che quando verranno a domandare non s’affretterà a rispondere, ma farà scena muta, per poi tornare a casa e fare i compiti, diligente ma libero.

ps. perchè “da domani”, lo svelerò nelle prossime puntate. To be continued.
pss. non è mia intenzione fare la cronistoria d’ora in avanti di tutte le beghe consiliari che mi capiteranno, ma qualcosa sì, perchè, come dice il sottotitolo, siamo un blog di formazione politica.

Illuminismo part-time

Credo che il lavoro fondamentale operato dal gruppo Bilderbergh (scherzo), negli ultimi trent’anni, sia consistito nello scavare un solco profondissimo tra una minoranza che forse distante da certi problemi cerca di dare soluzioni basandosi maggiormente su concetti di umanità e logica ed una maggioranza colpita da problemi insistenti e quotidiani che si è lasciata trasportare dalla parte della coscienza umana incattivita e volgare. In quest’ultima logica è da leggersi il progressivo inesorabile abbassamento del livello della cultura di massa nazional-popolare. Stiamo passando dall’amore per Battisti e De Andrè  a quello per Emis Killa  e Valerio Scanu. O in termini più seri ad un ritorno all’odio del diverso e dell’incitamento alla violenza che ci fa arretrare umanamente e socialmente. 

Ma sarà pure sempre colpa degli “altri ignoranti” (nessuna offesa, mi inserisco tra gli zoticoni pure io)? La distanza tra elitès “illuminate” e gente comune è stata rasa al suolo e ormai la gente comune odia gli “intellettuali” e gli “intellettuali” hanno finito per odiare la gente comune. Non c’è più alcuna comunicazione. Io questo la vedo come una tragedia. Di fronte a una persona,magari ingenua, imbarbarita da un sentimento nazional-popolare la reazione principale dell'”intellettuale” (le virgolette ovviamente sono ben volute) è quella di sfotterla, al grido di ignorante, capra, fascista/comunista, merda, idiota e via dicendo. Probabilmente questo portato da un’insistente frustrazione per frasi e atti che a volte rasentano il ridicolo e possono creare un moto di sdegno che manco Balotelli con i suoi tweet…  

Ma che risultati porta questo atteggiamento da chi dovrebbe “illuminare” le coscienze delle persone “comuni”? Alla fine quella persona odierà chi la sfotte e chi l’ha sfottuta non è riuscito a concludere nulla. Un disastro. No in realtà ha ottenuto qualcosa, ossia che il solco diverrà sempre più profondo. Io ho la convinzione, del tutto personale, che un sistema intellettuale/culturale che non sa dare nulla a chi non sa è un sistema morto e mortifero. Sfottere il razzista, in massa, è una dorata tentazione fatta della stessa natura del razzismo e che non ha neanche la scusante dell’ignoranza. Il che non significa fare finta di nulla oppure accettare questa piaga, ma cedendo alla tentazione dello sfottò da bar (in cui troppo spesso ho ceduto pure io) si corre il rischio di fare come la sinistra ha fatto per vent’anni contro Berlusconi ( o meglio, contro gli elettori di berlusconi) o di come il M5S sta facendo contro chiunque la veda diversamente dalla propria visione. Di fatto non porta a nessun risultato concreto e di sviluppo in meglio della società. Vero che a forza di provare a cancellare dialetticamente l’altro in un sistema mediatico e giornalistico italiano che si sposta sul carro del vincitore con una velocità da far spavento se fai sentire maggiormente la tua voce (legge dell’urlatore) puoi smuovere le coscienze, ma per convincere le persone bisogna persuaderle e per persuaderle bisogna partire dal loro punto di vista, confutarlo in tutti i luoghi e in tutti i laghi (maledetto Valerio Scanu) e proporre a tua volta soluzioni nuove che superino quella precedente( ma che non siano il ripetere di slogan buttati a caso).

Mi è capitato spesso di discutere con persone con idee lontanissime dalle mie e il primo passo (quando riuscivo a farlo e non cadere in questo meccanismo di voler annientare l’altro interlocutore ) è sempre stato di non rendere insanabili le fratture già esistenti. Voglio dire io sarò anche un’inguaribile ottimista ma un terreno dove discutere riesco a trovarlo quasi sempre, certo che far sentire uno un idiota se è furbo è cosa buona , ma quando si tratta di anime semplici a cui la vita , l’educazione o le frequentazioni non hanno dato materiale a sufficienza per sviluppare empatia, farli sentire dei cretini non serve proprio a nulla se non a rafforzare la loro volontà di difesa. E questo non è un trucco per voler avere ragione ad ogni costo, ma semplicemente un modo per avvicinarsi all’altro e cercare di infondere maggiormente le proprie idee che se supportate da una impalcatura culturale valida e da un lavoro personale di pensiero critico e non di fiducia cieca e incancellabile alla causa non possono che smuovere il dubbio nell’altro.

Ma come si può cercare di far ragionare persone che magari vivono quotidianamente sulla propria pelle situazioni difficili, che non riescono ad arrivare a fine mese e che sfocia questa sua frustrazione (giusta quest’ultima, ma non certamente lo sfogo proposto) su stranieri indiscriminatamente facendosi coprire gli occhi da una velo d’incoscienza che raggruppa chiunque non più per la loro natura di essere umano, ma per visioni  retrograde e ingiuste come quella di etnia,razza oppure di nazionalità? Una risposta a chi vive in quartieri degradati, in cui spesso la manovalanza criminale è identificabile nello “straniero” (al di là della effettiva cittadinanza), la dai se ricostruisci una comunità, se fornisci aiuti materiali con forme di mutualismo, se presidi il territorio e lo dissemini di luoghi di incontro. E nel lungo periodo, se sostituisci “lo straniero” nell’immaginario collettivo e lo aiuti a farlo concepire per quello che è, ossia  una persona esattamente come noi, magari riusciremo a fare un passo avanti.

 

Il piccolo test

Immaginate.
Mercoledì pomeriggio, uffici comunali chiusi, avete appuntamento con un assessore.
Portone serrata, portina d’ingresso laterale serrata, suonate suonate suonate.
Dopo tre minuti circa, vi apre la porta direttamente il Sindaco.

Pensate:
a. Santo cielo, che sindaco umile se apre lui la porta!
b. Santo cielo, questo sindaco non conta una fava se apre lui la porta!

Spesso, nella politica che conosciamo conta l’interpretazione piuttosto che i fatti.
Da qualsiasi punto di vista la si guardi, però, i fatti restano: siete entrati.