Archivio mensile:Ottobre 2014

PDL, Partito della Leopolda

Probabilmente ha ragione Maurizio Landini a definire la Leopolda5 una discussione tra persone che la pensano allo stesso modo, ma la riflessione che mi sento di fare a margine parte da uno spunto di Dario Franceschini.
Proprio lui, sotto il cui segretariato breve partì il movimento di rottamazione di Renzi e Civati. Era il 2009, l’allora sindaco di Firenze sentenziò “abbiamo eletto il vice disastro“, mentre salì alla ribalta Debora Serracchiani con uno sferzante discorso proprio contro la dirigenza retta da Franceschini.
Bene, proprio l’attuale ministro della Cultura, nel suo intervento sul palco della stazione di Firenze, doma le polemiche del weekend sulla possibile spaccatura di un partito così eterogeneo richiamando all’idea di “grande partito a vocazione maggioritaria“. Tradotto, un partito che possa contenere al suo interno un ventaglio di posizioni anche molto distanti, sul modello dei grandi partiti americani.
Nulla di nuovo, insomma. Del bipolarismo si parla dalla discesa in campo di Berlusconi. Ma il contesto vibra quelle parole in modo diverso.
Tra sabato e domenica, sul palco della Leopolda si sono succeduti imprenditori, manager, scienziati, politici. Tutti lì per raccontare la propria storia edificante di successo, e per spiegare quale direzione dovrebbe prendere il Paese richiamando valori trasversali a qualsiasi corrente politica. Così trasversali che a parlare c’erano pure il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone e il Direttore dell’Agenzia dell’Entrate Rossella Orlandi. Così trasversali che c’erano pure Luca Parmitano, astronauta del momento a raccontarci di come i confini, dallo spazio, non esistano – grazie, Luca – e Silvio Bartolotti, “l’uomo che ha tirato su la Concordia“, lo hanno presentato. Insomma, la parte migliore del Paese a dirci come dovrebbe essere migliore il Paese. In qualche modo, la sublimazione dell’atteggiamento di superiorità antropologica della Sinistra, così superiore da non essere nemmeno più costretta a dimostrarsi di sinistra.
Ascoltandoli, infatti, non potevo non domandarmi: ma se il PD si prende per definizione tutto ciò che di buono c’è nel Paese, agli altri che cosa lascia? “Noi siamo quelli”, ha poi iniziato a dire Matteo Renzi, da lì a poco.
Ma quale può essere l’identità di un partito che si autodetermina con valori così generici? Essere democratici in un paese democratico, anticorruzione quando la corruzione è reato, meritocratici quando non è esserlo è apertamente riconosciuto come una colpa? E se i valori che lo contraddistinguono sono i valori comunemente accettati da tutti, cosa lascia agli altri?
La risposta l’avevo già intuita durante la lotta per le primarie 2012: un partito che sta puntando dritto e inconsapevole oltre il concetto stesso di parte. Quello scontro di principi sul diritto di voto di tesserati e mi era parso subito una questione tutt’altro che ovvia, come invece voleva farla passare l’allora sindaco di Firenze: “noi siamo quelli che includono, non che escludono”, ha ripetuto ancora domenica Matteo Renzi come lo ripeteva allora. Empaticamente efficace, relegava con abilità i vecchi dem alla parte degli oscurantisti trattenendo per sé l’egida del democratico, e quindi del giusto. Ma la verità è che il partito che accetti il voto di tutti nella costruzione della sua organizzazione interna è solo il partito che voglia essere di tutti, e quindi di nessuno in particolare. Non più ripartito, non più parte.
Con la fine delle ideologie – Bonomi vicepresidente di Confindustria sul palco sicuramente non era un segnale contrario – probabilmente anche la nostra idea di contrapposizione politica lascerà il passo.
E’ tempo quindi di ripensare i partiti politici, di crearli non più attorno ad un’idea nella quale ci si riconosce, ma attorno ad un luogo spaziotemporale in cui costruire le idee; non più incubatori di persone con un’idea, ma meccanismi di creazioni delle idee.
Come i tavoli della Leopolda, ad esempio, non fosse che alla fine c’ha ragione Landini.

 

Destra,Sinistra,Marketing

Ma il Pd di Renzi è di destra o di sinistra? Dovrebbe essere di sinistra ma Renzi non perde occasione per omaggiare finanzieri e imprenditori , mentre non tralascia mai di attaccare i sindacati e la sinistra interna, come accaduto durante la kermesse della Leopolda.
Quindi Renzi sta trasformando un partito di sinistra in un partito di destra? Vuole inserire valori di destra in una storia di sinistra? No, io credo che a Renzi non interessino valori o storia, e che di destra e sinistra non freghi assolutamente . Semplicemente Renzi crede moltissimo solamente nelle proprie capacità e aspira al consenso più totale ed essendo un furbacchione e sa che per aumentare i voti è agli elettori del centro destra che deve guardare, è chi ha sempre votato Berlusconi che deve puntare, perché i voti di chi è sempre stato a sinistra li ha gia! E’ tutta una questione di marketing, Renzi non ragiona da politico che deve migliorare il paese attraverso la forza dei propri valori, ragiona da amministratore delegato che deve aumentare il fatturato, ovvero i voti. ( poi può anche essere che riuscirà a migliorare fortemente il paese, ma questa è un’altra storia…. )
Chiunque ha un contratto telefonico sa che le varie compagnie trattano molto meglio i nuovi abbonati che i vecchi, ai nuovi clienti vengono offerte tariffe più vantaggiose e speciali promozioni a cui chi è già abbonato non potrà aderire. Renzi questo sta facendo, cerca nuovi abbonati, nuovi clienti e li blandisce e li coccola in tutti i modi trascurando i vecchi. Le persone di destra sono i potenziali nuovi clienti da attrarre in ogni modo con offerte sempre nuove a loro rivolte, gli elettori della sinistra sono i vecchi, che essendo già stati conquistati non vanno attratti con nuove promozioni. Il problema degli operatori telefonici è che questa tattica la usano tutti per cui per un cliente nuovo che acquisisci c’è ne uno vecchio che perdi,perchè a sua volta è stato attratto da un altro operatore che vedendo in lui un cliente nuovo gli ha fatto un ottima offerta. Renzi quindi potrebbe correre questo rischio, i vecchi elettori del PD più a sinistra potrebbero non votarlo più e passare ad un altro “operatore” , ma oggi sul mercato non vedo a chi potrebbero portare il loro voto. Dubito che qualcuno possa mettersi a votare Berlusconi,Alfano o Salvini perché Renzi non è abbastanza di sinistra. Votare Grillo che insegue Salvini sui clandestini, vuole uscire dall’euro e dice frasi ambigue sulla moralità della mafia? Mah…
Votare Sel,Lista Tsipras potrebbe attrarre qualcuno ma alla fine la maggior parte avrebbe il timore di disperdere il voto su una formazione politica che potrà si entrare in parlamento ma niente più. Ù
Così alla fine si rassegneranno a votare Renzi.
Così come si rassegneranno i vari Cuperlo, Fassina e Bindi, anche perché se se ne vanno a fare un loro partito di sinistra per ogni voto che portano via Renzi ne guadagna due tra gli elettori di Centro Destra.

P.s. Amici presenti alla Leopolda mi riferiscono che la Boschi mè davvero figa

P.s. 2 Amici presenti alla Leopolda mi riferiscono che le donne presenti alla kermesse erano tutte fighe

Comprensione per Barbara D’Urso

Molti benpensanti e intellettuali di sinistra si sono indignati perchè Matteo Renzi è stato ospite di Barbara D’Urso nel programma Domenica Live. Queste persone evidentemente non hanno compreso l’insegnamento di Papa Francesco, che ha ricordato che Gesù non si esimeva dall’incontrare “prostitute e pubblicani”. Quindi non scandalizzatevi, Barbara ha solo messo in pratica il messaggio Cristiano.

Ora come allora

Nell’utilizzo dell’ostaggio inglese John Cantlie come voce della propaganda jihadista si delineano chiaramente i tratti dello scontro di Civiltà che ci sta coinvolgendo. Al netto delle nostre insicurezze relativiste costrette a confrontarsi con la ferocia senza dubbi dell’integralismo islamico, escludendo cioè ogni considerazione o equiparazione religiosa dalla quale usciremmo sicuramente sconfitti, il tratto che esce di questo scontro resta quello di un confronto tra Civiltà, seppur usare questi termini ci spaventi a morte.
Per quanto tutto ci appaia più folle e sinistro, abbiamo già visto altrove quelle scene: anche in casa nostra.
Il processo e l’esecuzione di Roberto Peci, per esempio, perpetrata da giovani che per toni e fredda capacità di calcolo politica non erano per nulla dissimili da quel fondamentalista barbone sosia di Albano Carrisi, che un paio di settimane fa attaccava Cameron dall’ennesimo video diffuso sulla rete.
Cambiano i motivi, non troppo i metodi e per nulla le radici.
“Agisci in modo da trattare l’umanità, tanto nella tua persona quanto nella persona di ogni altro, sempre nello stesso tempo come un fine, e mai unicamente come un mezzo” scriveva Immanuel Kant.
Soltanto non capendo il valore umano della Civiltà che stiamo cercando di costruire, possiamo non accorgerci di come questa sia chiaramente una guerra di Civiltà: quella imperfetta cui siamo giunti, e quella che ci siamo lasciati alle spalle.

Moviola in campo no!! per favore no!!

Dopo il caos di Juve-Roma vorrei fare qualche breve considerazione. Molti giornali, calciatori, dirigenti e persino qualche intellettuale richiedono a gran voce la moviola in campo, addirittura il presidente della Federcalcio Tavecchio propone l’Italia come paese cavia per una sperimentazione. Ora, secondo me introdurre la moviola in campo è perfetto solo se vogliamo aumentare ancora di più il caos, la confusione, le lamentele e i sospetti e vi spiego il perché.
Prendiamo la partita di domenica, con la moviola in campo l’arbitro Rocchi si sarebbe accorto che l’intervento di mano di Maicon non era in area e non era manco fallo da punizione, ok: ma il secondo episodio? Il rigore dato alla Roma per il fallo su Totti era “rigore netto” secondo quest’ultimo, un rigore da ridere secondo altri. Ancora adesso dopo 48 ore si litiga. E il secondo rigore dato alla Juve? Idem. Per alcuni è netto, per altri no e ancora adesso dopo 48 ore si litiga. E non mi pare sia la prima volta che dopo 48 ore ancora si discuta se è rigore o meno, con giocatori e tifosi divisi a seconda della squadra e moviolisti divisi dalle diverse interpretazioni.
Quindi cosa avremmo ottenuto con la moviola in campo in questi due casi? Due opzioni, o partita ferma da 48 ore in attesa di parere pro veritate della Corte Costituzionale, oppure Rocchi che prende una decisione dopo una rapida visione di un’immagine che non chiarisce con certezza. Una decisione che sarebbe stata ancora più contestata “Manco con la moviola ci azzecca! E’ la prova della malafede! Se anche rivedendo decide così allora vuol proprio dire che è corrotto!” Questo avrebbero detto i tifosi della squadra “danneggiata”. Chi si vuole lamentare si lamenta sempre e comunque. Ricordo varie volte allenatori lamentarsi delle scelte arbitrali a sfavore anche se giuste, allenatori dire “si il nostro gol era in fuorigoco, ma il guardalinee fa il fenomeno solo con noi” oppure “il rigore c’è ma è l’arbitro è stato fiscale, a noi sti rigori non li danno mai”. Ve lo ricordate Antonio Conte che siccome non gli danno un rigore col Genoa entra in campo insieme a Chiellini con l’aria di uno che vuole invadere la Polonia? E poi litiga coi moviolisti perchè gli dicono che Il rigore non c’era? Ve le ricordate le manette di Mourinho? L’arbitro espelle due giocatori dell’Inter e lui gli fa il gesto delle manette. Poi la moviola certifica che le due espulsioni erano giuste, ma pazienza, quanto si sono esaltati i tifosi…
Quindi non creiamo nuovi alibi o occasioni per lamentarsi di più, lasciamoci la possibilità di dire che l’arbitro è ciecato, fuori forma, ha sbagliato, perché se dovesse sbagliare con la moviola in campo (e capiterebbe continuamente, almeno per i tifosi di una delle due squadre) ahinoi.
Qualcuno dirà che negli altri sport si usa la moviola in campo, vero. Si usa nel tennis e nella pallavolo ma solo per stabilire se la palla ha oltrepassato o meno una linea, cosa che l’ immagine chiarisce immediatamente e non è soggetta a interpretazioni.
Una considerazione personale sugli errori fatti (sono un interista con una discreta antipatia per Totti, quindi perfetto per parlare di Juve-Roma, le odio tutte e due!,sportivamente ovvio). L’unico errore gravissimo a parer mio è il primo rigore su Maicon, gli altri se sono stati errori, ancora non l’ho capito con certezza, non mi paiono così gravi, addirittura il gol del 3 a 2 in punta di diritto (come direbbe l’avvocato Coppi) è regolare in base alle ultime regole Uefa-Fifa. Il casino e il relativo nervosismo dei romanisti in campo e nel dopo partita sono frutto del primo errore, gli episodi successivi, se sono errori, non sono gravi, ma chiunque ha giocato a calcio sa che nel momento in cui pensi che l’arbitro ti abbia fatto un torto anche una rimessa laterale a sfavore diventa la prova del complotto. Quindi, a parer mio, tutto il casino deriva dal primo rigore, e senza quell’errore la partita è stata normale. Lo so che siamo il paese di Calciopoli, di Luciano Moggi e delle sue schede svizzere usate per poter parlare senza essere intercettato con arbitri e designatori (ci hanno indignato le cose che si sono detti da intercettati, chissà le cose che si son detti quando non lo erano!!!, scusate ma mi è uscita la vena interista), ma quanto ho visto fin qui in questo campionato non mi fa pensare che siamo tornati a quei tempi, e io il campionato 2004-2005 lo ricordo bene.
Ho visto poi le interrogazioni parlamentari e le polemiche politiche, un deputato del Pd sostiene che queste cose scoraggiano gli imprenditori stranieri a venire ad investire in Italia… (secondo me scoraggia di più sapere che in parlamento si parla di Juve-Roma, quanto mi sale la vena populista!)
Il problema è che siamo calciocentrici, l’unico sport che si segue in Italia, degli altri ce ne frega solo alle olimpiadi, per cui gridiamo allo scandalo e alla vergogna per un rigore e ignoriamo totalmente gli scandali veri.
Volete un vero scandalo sportivo? Uno grosso grosso? Beh sappiate che recentemente hanno beccato 38 componenti della nazionale di Atletica che per un paio d’anni se ne sono impipati dei controlli antidoping con membri della federazione che abbozzavano. Nell’atletica, come nel ciclismo, gli atleti di un certo livello devono notificare il proprio recapito all’antidoping per poter essere sottoposti in ogni momento a controlli fuori competizione, dato che fare i controlli antidoping solo dopo le gare serve a poco. Secondo le regole internazionali se un atleta non viene trovato doveva aveva dichiarato di essere per tre volte in diciotto mesi va squalificato per due anni. Di quei 38 in quattro hanno mancato l’appuntamento 8 volte!! In cinque 7 volte e giù a scalare, 38 atleti della nazionale se ne fottevano dell’antidoping e nessuno è stato squalificato! Scandalo vero! Vergogna vera! Ma soprattutto, che ce ne fotte dell’atletica?!?!

p.s. solitamente gli atleti delle discipline poco seguite, tipo atletica, lamentano la scarsa attenzione a loro attribuita rispetto al calcio. Ironicamente per questi 38 la scarsa attenzione di media e pubblico stavolta non è affatto male.