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La colomba

Io non ci ho mai capito granchè del modo di ragionare dei russi.
Ma come quasi tutti noi, non capendoci molto pensavo di capirli bene. Gli piace il calcio, si mettono la giacca e la cravatta, parlano buffo ma vengono in vacanza in Romagna e in Costa Azzurra. Come noi. Forse bevono un po’ troppo, ma hanno smesso di essere comunisti, piacciono i soldi pure a loro. Come a noi.
E invece non ci capivo molto. E se c’è una cosa che mi fa capire che mi sbagliavo a pensare di capirci qualcosa e invece non ci capivo molto, quello è Dmitrij Medvedev. Ma vi ricordate quando questo incredibile spaccone guerrafondaio si scambiava la presidenza russa con Putin e noi occidentali lo salutavamo come “la colomba” del regime di Mosca?

“Se non si farà niente di tutto questo, come temo sia assai probabile, anzi certo, andrebbero tentate almeno poche riforme semplici ed essenziali: la elezione diretta del Capo dello Stato, o del primo ministro. Una legge elettorale che, visto il clamoroso fallimento del sistema maggioritario, reintroduca il principio del proporzionale corretto. L’introduzione dell’istituto della “sfiducia correttiva”. Un chiarimento tra regionalismo, federalismo, e unità nazionale senza pregiudizi, demagogie e minacce secessionistiche che lasciano il tempo che trovano. Il superamento del bicameralismo perfetto. Un diverso sistema di elezioni che trasformi il CSM da organo di natura corporativa, in organo costituzionale di controllo.”

Bettino Craxi, 1996, Io parlo, e continuerò a parlare.

La posta delle Sorelle Bandiera

Da tempo avremmo voluto buttare giù due righe sulla necessità di intendersi: cari amici, siamo per la libertà d’espressione oppure no? Perchè troppo spesso il concetto non pare chiaro, e ci si trova a discutere su cosa si possa o non si possa dire, censurare o non censurare, su quali idee sia lecito avere e quali no.
Abbiamo tardato, e allora ci arriva una lettera curiosa, di cui non conosciamo il reale mittente anche perchè probabilmente ha sbagliato indirizzo, spedendo a noi piuttosto che a Ignoranteconstile, ma che su tale argomento ci invita alla riflessione con una digressione decisamente interessante.

Buongiorno,
mi permetto di inviarvi questa missiva sperando che vogliate indulgere alle elucubrazioni di un vostro concittadino, morto in terra di Russia ormai quasi 80 anni fa, e a cui l’amministrazione di Fossano, bonta’ sua, ha voluto dedicare una tranquilla strada vicino alla bella via Camponogara, cosa che mi rende fiero pur avendo abbandonato il vostro mondo da cosi’ tanto tempo.
Il fatto di essere stato ucciso dai socialisti dopo avere passato lunghi anni a combattere il fascismo incipiente mi rende, spero, obiettivo quanto basta nella breve analisi che intendo abbozzare.
Essendomi imbattuto nell’articolo del blog Ignoranteconstile “Fuori dal coro!”,  ne sono stato subito attirato avendo letto, in epigrafe, una bella citazione del mio carissimo amico Antonio. Non ho potuto fare a meno di leggere tutto d’un fiato l’articolo (voi li chiamate “post”, vero?) e, non essendo un indifferente, ho sentito il bisogno di rispondervi, proprio come raccomandate di fare voi.
Dovete perdonarmi, ma non ho potuto trattenere un sorriso quando ho capito la materia trattata e il proposito della citazione.
I fascisti io li ho conosciuti, e vi posso dire che non erano cattivi. Nei loro primi anni di esistenza, dico, essi non erano cattivi; piuttosto erano presuntuosi. Quando si salutavano in quel loro modo ridicolo, quando criticavano la debolezza della democrazia parlamentare, quando minacciavano, financo quando picchiavano gli avversari politici, credevano di fare il bene di questo paese, e avevano la presunzione di sapere sempre cosa fosse il bene.
Una cosa che ho imparato nella mia breve vita vissuta in un’epoca buia, e’ che la liberta’ e’ una bestia selvaggia, che non si lascia addomesticare, ed a volte e’ molto piu’ difficile da tollerare di una dittatura. Inoltre la liberta’ non ama essere limitata dall’arbitrio di nessuno, fosse anche la persona piu’ saggia del mondo: non appena io inizio a ritenere le mie idee intrinsecamente superiori a quelle di un altro essere umano, la liberta’ e’ gia’ li’ che che scalpita per fuggire ed andare a galoppare libera – per l’appunto – in altre praterie.
Un’altra cosa che ho imparato e’ che gli ignoranti sono a tutte le latitudini, e anche loro hanno, giustamente, diritto di pensare e di dire quello che vogliono (ovviamente nei sacrosanti limiti imposti dalla legge, specialmente il divieto di calunniare o diffamare chicchessia), di aprire gruppi su Facebook (anche con un nome che non corrisponde ai reali contenuti del gruppo stesso), scriverci quello che vogliono e bandire (adesso pare si dica “bannare”) chi preferiscono. Chiunque ha ovviamente il diritto di contestare tale gruppo e le sue idee e, qualora ne venga bannato, di aprire un suo gruppo alternativo (proprio come avete fatto voi) in cui trovarsi piu’ a suo agio. Lamentarsi di essere bannati da un gruppo e’ semplicemente lamentarsi del fatto che qualcuno ha usato (non abusato, proprio usato) la liberta’ di cui e’ dotato.
Detto questo, ed escludendo il ricorso all’ordine costituito in assenza di reati, vedo solo tre mezzi per arginare l’ignoranza di chi vorrebbe imbracciare le armi contro gli immigrati (o di chi vorrebbe imbracciare le armi tout-court): l’educazione, l’educazione ed ancora l’educazione. E’ un mezzo che funziona sul lungo periodo, l’orizzonte e’ quello della prossima generazione, il risultato e’ incerto, ma mi sembra comunque meglio di una lamentela a mezzo blog che, invece di una forma di impegno sociale, mi pare un modo di esagerare l’importanza di costoro ed abbassarsi al loro livello.
Per quanto riguarda il vostro amico africano, sono dispiaciuto che egli debba leggere invettive ed insulti di questo tipo, ma gli autori di tali insulti erano gia’ presenti ben prima dell’esistenza di Facebook, quindi l’unico consiglio che posso dargli e’ di ignorarli, proprio come li ignorava prima di venirne a conoscenza tramite Facebook. Lo esorto inoltre a pensarci bene prima di andarsene dall’Italia, perche’ molto probabilmente finirebbe con l’accorgersi che la stessa ignoranza si trova in quasi tutti gli altri luoghi (ad esempio, per esperienza personale, gli sconsiglio la Russia…). Trovo inoltre che tali ignoranti facciano molti piu’ danni nella cabina elettorale che non mettendo qualche foto su Facebook.

Sperando di non avervi tediato eccessivamente, vi porgo i miei piu’ cordiali saluti.

il servo vostro,
Gino De Marchi

 

L’antenato del Pensionato Torinese

Signor Conte,
nell’istessa maniera che Lei mi scrive con franchezza, con franchezza le risponderò. Sappia che [la] sua lettera mi dispiacque. Sappia che è ridicolo fare progetti e teorie da Torino, mentre che noi che siamo sul posto ci caviamo la pelle per fare il nostro dovere. Alla guerra non vi è niente mai di certo sopra i progetti che si fa, talvolta si cambia a mezzogiorno quello che si combina a mattina, secondo le mosse del nemico, talvolta quel che pare il più certo è quello che lo è meno.
I miei progetti sono sempre sottoposti a quelle teorie e sempre furono e sono d’accordo con le idee del Maresciallo Canrobert e generale Niel. Anche la mossa sopra Novi che Lei, con parole che Ella avrebbe potuto sparmiare, critica tanto, fu combinata col generale Canrobert, che venne sul posto. Ed essa sarebbe riuscita utilissima se si fosse realizzato ciò che si credeva imminente, e che se non accadde fu per pura bestialità dei Tedeschi.
Riguardo poi alle osservazioni che Lei mi fa sopra il nuovo movimento, capisce bene che non posso scriverle un libro tutte le volte che Le scrivo, avevo già fatte tutte le ipotesi e giusto per ciò che l’idea principale del gran salvamento di Torino spaventato, era sua più che mia; avevo già dato l’ordine alle mie divisioni di soffermarsi sulla posizione di Ponte Stura da dove le avrei fatte muovere secondo la necessità temendo io stesso che il nemico si sarebbe ritirato al loro primo comparire.
Dunque vede che non siamo tanto bestia. […] Dal sunto poi di quel che mi dice che devo essere circondato da tanti geni che mi impediscano di fare delle bestialità, pare che Lei mi considera come un grande asino nel mio mestiere. Se Lei mi parla ancora una volta così vedrà cosa farò, manderò via tutti d’intorno a me quelli che vi sono e mi circonderò di meno capaci ancora, e farò vedere se io non so fare il mio mestiere senza tanti consiglieri. Se ho preso quelli che ho preso, so il perchè e non ho bisogno d’altri […].
Poi io non voglio fare di queste polemiche, farò il mio dovere il meglio che potrò, se va bene voglio che il merito sia mio, se va male lo stesso. Così, caro Conte, Lei avrà le nuove, ma non scriverò più.

Il suo affezionatissimo
Vittorio Emanuele

(lettera di V.E. II a Camillo Benso di Cavour dal quartier generale di San Salvatore di Monferrato, 10 maggio 1859, e tratta dal libro Cronache dell’Unità d’Italia, a cura di Andrea Aveto, Mondadori, 2011)

vittorioemanuele

Sicuramente questo periodo di Crisi non è stitico di movimenti politici, che paiono crescere come funghi. Ovunque ci si giri si trovano gruppi che intraprendono con più o meno fortuna la strada dell’approccio civile alla Politica dei professionisti. Dal Popolo viola che non ho ben capito se sia divenuto arancione, alla lanciatissima e ora – pare – ingolfatissima Italia Futura di Montezemolo, al glorioso M5S di Grillo e Casaleggio passando per Fare per fermare il Declino e una miriade di altri (forse anche questo nostro gruppo, sorellastre Bandiera in lettura?).

Oggi mi permetto di segnalare un movimento con un nome nè originale nè bello, e che riesce a fare pure peggio con l’acronimo: PIN (Partito Italia Nuova) e con il logo – concepito in coordinato sullo slogan “la chiave sei tu” -: una serratura in salsa tricolore, che uno si aspetterebbe di veder spuntare almeno almeno Edwige Fenech e invece nulla.
A parte questo, però, il sito merita di essere sfogliato, se si ha qualche minuto di tempo – nelle pagine che contano, ovvero nella sezione IL PROGRAMMA – soprattutto per un motivo: lo scatenato anti-europeismo, argomentato a dire il vero partendo da posizioni discutibili, come lo stesso assunto di Nazione da cui parte la riflessione al primo punto di programma, quella che riguarda l’abbandono dell’Euro e la reintroduzione della Lira. Dovrebbe già bastare questo per chi, come noi, si nutre di ciò che non condivide per ridiscutere e eventualmente rafforzare le proprie idee. Ma qualche altro spunto interessante qua e  là c’è. Interessante poi la sezione “il fisco della nuova Italia” che dovrebbe servire – in modo non esaustivo ma buono il tentativo – a dare giustificazione e sostanza ai punti programmatici del movimento (o partito, ma in Italia c’è differenza oramai?).
Molto interessante, infine, il commento di tale Pio proprio alla sezione sul fisco: se vi sbrigate a sbirciare la pagina, dovreste ancora trovarlo, davvero una chicca del buon gusto e della sensatezza. Buona visione.

http://www.partitoitalianuova.it