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La Dittatura del Presente

renzi_hitler
Siamo abituati ai politicanti di casa nostra che senza alcun senso della Storia e del ridicolo sparano boiate e fanno e paragoni assurdi nel tentativo di delegittimare il più possibile i propri avversari politici.
Accecati dalla Dittatura del Presente descrivono il proprio nemico del giorno non come il peggiore su piazza, ma addirittura come il peggiore di tutti i tempi, in un’orgia di riferimenti assurdi al passato in cui per demolire l’avversario attuale si finisce persino per rivalutare in positivo i peggiori personaggi della Storia, e si fanno patetici tentativi di revisione dei fatti antichi solo per sparare il più possibile contro l’avversario odierno.
E quindi per certi esponenti della destra “Mussolini non ha mai ucciso nessuno, invece i partigiani rossi volevano mettere il comunismo in Italia quindi il 25 aprile non va festeggiato.
Ma pure certi a sinistra arrivavano a dire che Berlusconi era peggio di Mussolini così come Renzi per i suoi detrattori è peggio di entrambi, “Persino Mussolini era più democratico di Renzi” disse Grillo parlando della riforma costituzionale voluta dal Presidente del Consiglio. Per poi ricevere del novello Hitler da Berlusconi. Il quale tra altro, durante la campagna elettorale del 2013, raccontava un aneddoto su un povero prete che vide la propria famiglia trucidata durante l’Unione Sovietica per scoraggiare chi era intenzionato a votare Bersani ( sic ! )
Be’, rattristato da tutto ciò, mi consolavo pensando che in fondo è solo la nostra politica ad essere così idiota, nel resto del mondo saranno più seri, ce lo avranno il senso della Storia, pensavo: e invece no, invece no. Ieri il primo ministro di Israele Netanyahu, colui che più di tutti dovrebbe avere in mente il senso della tragedia della Shoà, se ne è uscito dicendo che in fondo Hitler mica voleva eliminare gli ebrei, come no, lui era un moderato che voleva solo mandarli via dalla Germania, ma se decise di ucciderli fu perchè sobillato dal Muftì di Gerusalemme (il capo del popolo arabo-musulmano in Palestina) .
Ottima idea quella di cambiare la Storia, perché accusando il Muftì di Gerusalemme e alleggerendo le responsabilità di Hitler dell’epoca si può far ricadere la colpa sui Palestinesi di oggi: in fondo oggi il nemico di Israele non sono mica i Tedeschi, ma i Palestinesi, loro sì che sono i peggiori della Storia.
(Che tristezza)

Acqua bene comunque

Sono un po’ di fretta, ma mi fermo due minuti poichè mi preme stabilire una cosa: se per un bene che è vostro pagate una cifra per utilizzarlo – una qualsiasi cifra, a privato o pubblico che sia – delle due l’una: o il bene non è vostro, o non state pagando il bene, bensì qualcos’altro.
Ergo, la discussione attorno alla gestione dell’acqua, che sia privata o pubblica, non è una discussione sulla proprietà dell’acqua, perchè l’acqua che usate in casa la pagate comunque, anche se erogata da ente pubblico, e ugualmente l’acqua che prendete al supermercato, imbottigliata da enti privati.
Piuttosto è una discussione su quel fatto non trascurabile nella storia dell’Uomo per cui le città e le case non vanno più fatte vicino a fonti d’acqua per andarsela più agevolmente a prendere coi catini, ma vi arriva direttamente nel lavandino ovunque voi siate. E siccome questa non trascurabile cosa non è opera di Maometto – che si sa, sposta solo montagne – né della Madonna – che si sa, sposta solo la propria casa – ma di altri uomini che prestano continuamente il proprio lavoro affinché questo avvenga, ecco ci troviamo in presenza non di una proprietà bensì di un servizio, e un servizio va remunerato. Stiamo parlando quindi del servizio dell’acqua, non della proprietà dell’acqua.
E se a qualcuno questo può sembrare un puro esercizio di stile inutile e tardivo dati gli esiti referendari ricordo che qualsiasi risposta, a qualsiasi livello, deve aver ben compreso la domanda per poter essere risposta cosciente; e di certo, a questo fine, le campagne che continuano a ripetere – oggi come nel 2011 –  il mantra dell’acqua bene pubblico da difendere dalla privatizzazione, non furono e non sono d’aiuto.
Ma ora debbo veramente andare.
Per il resto, se vorrete discutere sull’opportunità o meno che questo servizio sia gestito dal pubblico – inefficiente? – o sia meglio gestito da un privato – troppo caro? -, potremo parlarne a tu per tu: ci vediamo in fila a pagare – comunque – la prossima bolletta dell’acqua (perchè io col cacchio che vado a prendermela gratis fino alla fonte).

In soccorso di Miss Italia

Noi Sorelle Bandiera siamo la Prima Repubblica, e come tali siamo strette tra la Seconda Guerra Mondiale e l’epoca berlusconiana della f#@a al potere. Per tanto, se una f#@a parla di Seconda Guerra Mondiale, noi non possiamo esimerci dal dire la nostra, dall’alto della nostra latente e imparziale omosessualità.
Ci tocca dunque il compito di difendere la povera neo Miss Italia dagli attacchi pecorecci dei centometristi dell’indignazione, belle testoline frenetiche che appena sentite violato un luogo comune vi industriate in una fulminea reprimenda indignata. E siete tanti, santo cielo, tanti. Ovviamente, per voi, riflettere venti secondi e pensare che una 18enne, sbalzata in diretta nazionale a rispondere ad una domanda cui nessuno interessa la risposta*, possa esprimersi di merda nel tentativo di dire qualcosa di furbo e fare bella figura, non è un’opzione.
No.
Più matematicamente probabile, certamente, che approfitti di quei 10 secondi di visibilità per portare a termine un affondo irriverente e cosciente contro la storia della nazione, magari un regolamento di conti con la nonna o con la professoressa delle superiori che l’annoiava parlando di Tina Anselmi invece di insegnarle a fare la calzetta.
Certo, verosimile.
Perchè nell’epoca della comunicazione facile la lentezza di pensiero è una mancanza che non si perdona. Il popolo senza dubbio, senza soluzione di continuità tra le orecchie e la bocca, che ha sempre un’immediata opinione, che “non capisce i giorni della raccolta differenziata ma poi al bar ti spiega tutti gli errori di Mario Draghi e di Obama“**. I contesti non contano, le frasi si estrapolano, le intenzioni valgono meno della sintassi, perchè per capire qualcuno occorre farsi delle domande, e per farsi delle domande occorre tempo, ma questo non è il più il tempo per avere tempo. Vi meritate i dibattiti in cui si parlano addosso, così sicuri della propria ragione e dell’altrui torto da non finire nemmeno d’ascoltare. Vi meritate di avere miss Italia Daniela Santanchè.
Lasciatevelo dire: è per quelli come voi se noi della Prima Repubblica abbiamo inventato la frase “le mie parole sono state strumentalizzate“, per solleticare le vostre orecchie, rimpinzarvi di parole a caso, ridere alle vostre spalle e addormentare così definitivamente il vostro buon senso.

miss-italia-alice-sabatini_intera*questa storia che le belle debbano dimostrarsi anche intelligenti deve finire, porca paletta, che poi a noi intelligenti tocca rifarci le tette.
**citazione di Davide Giletta, che una volta aveva un blog bellissimo, ora non lo ha più e se siete arrivati tardi affaracci vostri.

Esportiamo l’Aperitivo!

Trova le differenze.
Se un giovane occidentale prende armi e bagagli e si trasferisce all’estero sarà considerato: un coraggioso se non ha una meta, un irresistibile uomo di mondo se vuol bighellonare, un cervello in fuga se è partito per cercare un’occasione. In ogni caso, un figo, un individuo che prende la propria vita con due mani bene aperte e decide di non lasciarsi vincere dalle circostanze.
Se un giovane del Resto del Mondo (1) decide di sfidare la sorte per trovare una vita migliore in un posto che gliela possa dare si valuterà: se fugge e basta allora è uno scansafatiche o un terrorista, se fugge dalla povertà un miope che non vede che-qui-non-arriviamo-a-fine-mese (prima gli italiani!), se fugge da una guerra allora un momento vediamo chi cosa dove come quando perchè, e poi forse sì, forse.
Tralasciamo poi che se il primo fugge con due stracci e uno smartphone, è uno spirito libero connesso con l’Universo; se lo fa il secondo è uno che sì sì non han da mangiare ma il cellulare ce l’hanno, va.
L’antico mito di Ulisse che si smarca dal fato avverso e attraverso il viaggio conquista la libertà lo abbiamo ancora ben presente, ma sembra valere solo per noi.
Il nuovo mito del villaggio globale, in cui qualsiasi pisquano che si alzi la mattina a Timbuktu possa interagire con un perdigiorno di pari grado a Helsinki, sembra valere solo per noi, e iniziamo ad averlo un po’ meno presente.
Ci siamo illusi per qualche anno che globalizzare significasse una nuova epoca coloniale, che si potessero andare a pescare le risorse naturali, energetiche e umane ovunque pur
mantenendo il Mondo sostanzialmente separato. Non ci siamo accorti che i primi – gli unici – ad avere qualcosa da perdere, in questo stato di cose, siamo noi.
Barconi pieni di gente con molto poco da perdere provano a ricordarcelo continuamente, ma noi vediamo soltanto la paura di una feroce concorrenza diretta tra loro e i nostri nuovi disoccupati, a ringhiarsi l’uno contro l’altro per strapparsi uno straccio di lavoro
portato dai nostri capitani di industria in quel limbo tra ex paradiso e inferno che sono i paesi con la manodopera a basso costo.
Ma siamo fuori strada.
Loro non vogliono il nostro lavoro, vogliono il nostro benessere.
Vogliono la nostra libertà.
Vogliono stare un po’ bene anche loro.
Vogliono i nostri happy hour.

(1) scusate, fa tanto partite del cuore, ma non so trovare una definizione sociopolitica attualmente accettabile.

mareecocktail

Family Day

Il documentario passa le immagini di una leonessa malata operata da un’equipe di sei medici: l’emozione è notevole quando l’uomo dimostra di mettere la propria intelligenza al servizio della Natura.
Eppure se davvero il Mondo è governato dalla Selezione Naturale, la bellezza di quell’intervento non è altro che un attacco all’Evoluzione, un arbitrario intervento dell’Uomo – l’ennesimo – alle leggi sacre della Natura: la leonessa dovrebbe morire, inserirsi come ogni altro individuo della sua specie e di tutte le specie in quell’incessante danza tra vita e morte contro cui la mutazione genetica lotta e cresce nel segno dell’istinto di sopravvivenza e del miglioramento. Perchè le logiche della Natura sono più spietate del nostro modo di pensare, e più lontane di quanto pensiamo dall’idea edulcorata che ci siamo fatti del Bene. In Natura, lo storpio soccombe, l’animale usa l’altro animale, uccide per il territorio quelli della propria specie, rapisce i piccoli agli altri individui, taglia la testa ai maschi, mangia le carcasse.
Dovremmo ricordarci queste verità che l’etologia ci consegna intere quando brandiamo il concetto di Naturale con disinvoltura e certezza, pretendendo di determinare scelte e logiche umane riconducendole ad una Natura cui noi non apparteniamo più da tempo, da secoli, e dalla quale ci siamo smarcati molto prima della rivoluzione industriale, del consumismo, del danaro, della speculazione a discapito dell’ambiente, ma già da quando abbiamo iniziato a interessarci al senso della vita, e abbiamo cercato di fare di tutto per difenderci dalla Natura stessa.
Se c’è una cosa – la più importante – che la mia religione ha insegnato a me e alla cultura moderna è l’apoteosi dell’Amore Universale: amare i propri nemici. Cosa c’è di più innaturale al mondo che l’idea di amare chi ci odia, volere il bene di chi per noi vuole il male? Abbandonare il concetto di difesa in risposta all’attacco? Una radicalizzazione del concetto di amore che eleva l’Uomo dal mondo animale per consegnarlo ad una dimensione superiore, in cui la vera logica fondamentale è la logica della Relazione.
Dovremmo ricordarci anche questo quando scendiamo in piazza in nome di Dio per difendere l’amore naturale, e pretendiamo di ricondurre l’esistenza relazionale di ogni uomo nei binari semplici della biologia.

Proposte sul Comunale del M5S: nota a margine.

In principio era il Verbo, purchè il Verbo non fosse presso i giornalisti. Il Movimento 5 Stelle si prefissava di portare i cittadini di buon senso nelle istituzioni, per estrapolarvi i politicanti speculatori attenti soltanto a farsi la bella posa a mezzo stampa.
Nemmeno un mese fa si discuteva dell’apertura dell’Amministrazione Comunale nella persona del Sindaco alla possibilità di ridiscutere il progetto dello stadio Comunale. Nel mezzo, una commissione apposita, pubblica, agli atti, istituzionale, come tutte le commissioni consiliari permanenti, il luogo in cui la politica può smettere i panni della campagna elettorale perenne  e usare il buon senso, la discussione, aprirsi ai dubbi e alle proposte. In chiusura di quella commissione, la disponibilità a farne una seconda, per fugare ogni ombra e possibilità di compiere un’opera errata. Nessuna chiusura ideologica a prescindere.
E allora davvero non mi spiego il motivo per il quale il Movimento 5 Stelle, per mezzo della consigliera Riccardi, abbia sentito l’esigenza di inviare un preventivo ottenuto da un’azienda non già ai colleghi consiglieri comunali membri della commissione – richiedendo di discuterne in assemblea, tra persone civili, pubblicamente – ma ai giornali locali. Sarei in grado di spiegarmelo fosse stato fatto da un consigliere membro di una scaltra e vecchia classe politica attenta a sviare le discussioni nel merito delle cose per portarle sul piano mediatico e ottenere visibilità, ma non di certo da chi continuamente si richiama alla stella polare del buon senso e dell’assoluto disinteresse.
Quale possibilità ha il Consiglio Comunale, diretta espressione del voto della cittadinanza, di valutare i pro e i contro di un progetto, se invece di discuterne serenamente e pubblicamente in una commissione, deve assistere ad un batti e ribatti sui giornali? E’ questo il valore che il Movimento 5 Stelle riconosce alle istituzioni votate dai cittadini?
Il dibattito è difficile da gestire, me ne rendo conto. Meglio la mancanza di contraddittorio che permette una lettera su un quotidiano o un settimanale. Perché in un dibattito si potrebbe obiettare, ad esempio, che sia ingenuo confrontare gli importi di un progetto redatto da un ufficio comunale, costretto dal principio contabile della prudenza a stimare i costi massimi in cui possa incappare quando progetta un’opera pubblica o un’intervento, con gli importi limatissimi di un preventivo fatto da un’azienda in regime di libera concorrenza, disposta a ridursi di molto il guadagno pur di prendere un appalto ingente, di questi tempi poi. Il concetto di ribasso d’asta è di pubblico dominio e pure i bambini lo conoscono, certamente quindi non è oscuro al Movimento 5 Stelle.

Firmato
Luca Vender
Presidente della II Commissione Consiliare Permanente del Comune di Fossano
e che su questo blog di norma si firma Mariano Rumor, uomo della vecchia e scaltra politica.

Lettera aperta a Silvio Berlusconi

Silvio.
Silviuccio caro.
In un tempo andato avevi il mio favore; di più, la mia dedizione. Ero, non temo a dirlo, berlusconiano.
Quasi a scatola chiusa. Meglio, quando la aprivano, quella scatola, io ero pronto a difendere tutto quel che
ci si trovava dentro.
Poi le cose cambiate, ahimè.
No, macchè bunga bunga: semmai potevi invitarmi, invece mi preferivi Topolanek e Emilio Fede.
No, ma quali reati fiscali: conservo tutt’ora i miei dubbi.
No: il problema era la corte che ti eri messo intorno. Se i Galliani e i Confalonieri li riservavi agli affari,
in politica ti sei sempre circondato dei Bondi, degli Verdini, dei Brunetta, delle Santanché. Continuo?
No, non vorrei infierire. Speravamo però l’avessi capito. Per simpatia, per stima personale, perlomeno per la voglia di un po’ di equilibrio, di godere della vista di due coalizioni europee e moderne guidate da leader efficaci e presentabili.
E tu chi lanci? Giovanni Toti. Ma Cribbio, Silvio: Toti. Uan di Bim Bum Bam cosa aveva che non andava?
Eppure la soluzione ce l’hai in casa, davanti agli occhi, e io ancora spero ingenuamente che tu te ne possa
accorgere e fare un guizzo dei tuoi, sparigliando le carte sul tavolo: Mara Carfagna. Lo ripeto, con calma, scandendo bene le lettere: m-a-r-a-c-a-r-f-a-g-n-a.
Pensaci, Silvio, pensaci.
Chi può tenere testa a Matteo Renzi, che in pieno spirito berlusconiano, nel suo piccolo, diventa ogni giorno più bello, proprio come facevi tu? (avete presenti Renzi a 34 anni?)
Pensaci, Silvio.
Preparata, decisa, con la parlata ferma, telegenica, misurata. Quattro qualità su cinque Alfano non le aveva e tu lo scelsi, cribbio Silvio, ascoltami. Dall’altra parte, con molto meno, Matteo Renzi fa sembrare un genio la Boschi e vagamente accettabile la Madia. Santocielo, Silvio, la Madia. Se tu lo volessi, se solo tu lo volessi, potresti rischiare di far eleggere la prima donna premier in questo paese. Te ne rendi conto, Silvio? Rosy Bindi costretta a riconoscere che il primo a portare una donna al governo in un sussulto di civiltà delle pari opportunità sia stato proprio tu. Ne uscirebbe più vergognata che bella. Sarebbe un capolavoro, Silvio. Mara la voterebbero gli uomini affascinati, le madri rassicurate, le donne invidiose per poterla criticare ogni volta al tiggì. Un capolavoro, ti dico.
Te lo chiedo con il cuore in mano.
Se non puoi arrivarci resuscitando quel vecchio valore che la tua destra si è fatta scippare dalla nuova sinistra, la meritocrazia, almeno arrivaci con quel vecchio tratto distintivo con cui in qualche modo hai fatto sognare tanti di noi: la passione per la figa.

Occupazione rossa e scelta giusta

Matteo Salvini dice che non parteciperà alle celebrazioni del 25 Aprile perchè è contrario “all’occupazione rossa della festa”. Beh, l’occupazione rossa della festa purtroppo c’è, la sinistra ha strumentalizzato questo evento per farlo diventare una festa di parte. Ma la maggior parte della colpa non è degli esponenti della sinistra che si sono appropriati del 25 Aprile, ma di tutti quegli esponenti della destra che negli ultimi vent’anni glie l’hanno lasciata non partecipando quasi mai alle manifestazioni ( Berlusconi ad esempio partecipò solamente nel 2009 presentandosi davanti ai partigiani abruzzesi 19 giorni dopo il terremoto ). Senza parlare delle frasi ambigue sul ventennio che ogni tanto uscivano dalla bocca di alcuni esponenti del centro destra, quasi avessero paura a proclamarsi antifascisti.
Quindi sono propenso a pensare che per un esponente della destra stare a casa il 25 aprile sia la scelta giusta per favorire e proseguire l’occupazione rossa della festa.
P.s. ieri dei vandali hanno fatto trovare una foto di Salvini a testa in giù con l’orrida scritta “a piazzale Loreto c’è ancora posto”. Un motivo in più per partecipare e non lasciare a certa gentaglia l’idea che la festa sia solo loro. P.s. bis I politici che sono pronti a condannare Salvini e la Lega ogni volta che la fanno fuori dal vaso ( e devo dire che la fanno fin troppo spesso )non hanno sentito il bisogno di condannare questo gesto infame,pazienza…

Destra, Sinistra, Juve, Inter

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Non distinguo più la destra dalla sinistra. Sembra si siano scambiati i ruoli.
Il centrodestra sembra il vecchio centrosinistra, in cui non si capisce chi comanda, stanno aspettando l’ultimo momento utile per decidere chi candidare, e mica per tenere viva la suspance, ma perchè si stanno scannando. Ci sono vecchi leader che non vogliono togliersi di mezzo, vendette trasversali e personaggi da sempre rivali che pensano di allearsi solo per irritare un terzo (Alfano e Fitto, la loro possibile alleanza ricorda il film Alien Vs Predator).
E poi micro partiti che rivendicano la loro importanza all’interno della coalizione, suscitando l’ira dei più grossi: “pulci” li ha soprannominati Berlusconi, in un raro momento di lucidità, facendo imbestialire la Meloni (e ha ragione, in Fratelli d’Italia saranno anche in tre, ma uno è Crosetto…).
Poi quando finalmente salta fuori un leader che può ambire a infastidire la sinistra (Salvini) taaac, uno del suo stesso partito fa una scissione per indebolirlo e vederlo perdere:  “il tipico autolesionismo della sinistra” avremmo commentato qualche anno fa.
Nemmeno la sinistra riconosco più. Dopo anni passati a omaggiare e a farsi indicare la strada dalle procure, alle prossime elezioni regionali avranno in Liguria una candidata governatrice indagata, mentre in Campania addirittura un condannato in primo grado con forte rischio di decadenza dalla carica se eletto, roba che una volta ci si sarebbe aspettato dal centro destra e che al centro destra non sarebbe stato perdonato: “Garantismo” dicono ora (già, lo dicono ora…).
In Veneto invece la candidata è Alessandra Moretti, che non ha problemi con la giustizia ma è parecchio figa (più della Boschi, voglio vederla la Boschi a 42 anni), e anche questo qualche anno fa era appannaggio della destra berlusconiana.
E’ strano, è veramente strano vedere gli attori scambiarsi in modo così evidente le parti in commedia.
La stessa sensazione la provai quando l’Inter vinceva quattro scudetti di fila con tanto di Champions League finale a coronare il tutto mentre la Juve arrancava, sbagliava campagna acquisti, esonerava allenatori e i dirigenti sembravano non capirci niente. Pensavo “cavolo le parti si sono invertite totalmente! Qualche anno fa era tutto il contrario.”
Poi andato via Mourinho, ma soprattutto finito l’effetto Calciopoli (secondo i detrattori dei nerazzurri) i rapporti tra le due squadre sono tornati esattamente come prima e ora la Juve domina in Italia e ben figura in Europa mentre l’Inter, be’…
Quindi gli elettori del centrodestra possono sperare che le cose tornino come prima: in fondo è quello a cui stanno lavorando Speranza, Fassina e Bersani.

Giusto perchè lo sappiate.

Ricordo come nel lontano 2003 – facevo quinto anno di ragioneria – promossi un’assemblea degli studenti per spiegare lo scoppio della guerra del Golfo. Insieme alla mia classe preparammo degli interventi che leggemmo e spiegammo agli altri 450 studenti dell’istituto. Di otto, l’unico a favore dell’intervento ero io.
Ricordo in particolare che cercai di controbattere all’obiezione imperante di una guerra fatta per il petrolio iracheno portando le “prove” – per quanto possa un ragazzo di 18 anni nel mezzo della provincia granda – dell’interessata contrarietà all’intervento di Francia e Russia, desiderose di mantenere in piedi i contratti di sfruttamento dei grandi giacimenti iracheni stipulati pochi anni prima con il regime di Saddam Hussein.
Ecco, a distanza di 12 anni, se il tempo mi abbia dato ragione o torto è del tutto controverso, basti pensare che io, Emilio Colombo e Fiorentino Sullo ci siamo letteralmente scannati sull’argomento davanti a un tè in un locale rinomato del centro, da buoni radical chic quali cerchiamo ogni tanto di essere.
Quello che invece mi pare evidente, è la disinvoltura con la quale questo argomento possa essere glissato all’occorrenza e ribaltato a convenienza: in Libia interverremo a difendere i pozzi petroliferi dell’Eni che ancora li controlla respingendo gli assalti dei miliziani, perchè lo scatolone di sabbia di Salvemini non era poi così male, ma siccome non siamo gliammerigani e al governo non c’è Berlusconi nemmeno Sel prova più ad ululare alla speculazione imperialista; in Nigeria nessuno interviene poichè i miliziani di Boko Haram seminano morte al Nord, mentre i giacimenti petroliferi stanno al Sud, abbastanza lontani al momento dalla jihad africana per consentire ai colossi petroliferi – tra cui sempre Eni – di continuare a distruggere il sistema ambientale sociale e politico del Paese.
Ma qualcosa mi dice che quando l’espansione del Califfato globale arriverà a danneggiare seriamente gli interessi legati al petrolio – ben oltre al controllo di alcuni giacimenti tra Siria e Iraq e al mercato nero che alimentano oggi, per lo più vendendo sottoprezzo a paesi con difficoltà di acquisto – quel giorno la sorte del Califfato sarà segnata.
E a noi non resterà che tirare un sospiro di sollievo e dimenticarci in fretta di tutta questa faccenda, come sempre.