La Grande Bellezza

C’è grande emozione e attesa sui giornali e in televisione per la notte dell’Oscar. Ce la farà La Grande Bellezza a conquistare l’ambita statuetta? Tutti sperano di si, Rai, Mediaset e giornaloni istituzionali si sono lanciati in sperticati elogi della nostra pellicola, di quanto sia straordinaria, di quanto in America siano entusiasti di Sorrentino e Servillo. Peccato che si avverta da parte di alcuni opinion leader un certo fastidio verso chi non si unisce ai peana, ovvero la critica italiana, rea di aver accolto un po’ freddamente il film quando uscì nelle sale a maggio scorso. “Alla faccia della critica La Grande Bellezza ha vinto il Golden Globe” chiosò Alfonso Signorini su Radio Montecarlo. Cosa osarono scrivere quegli orrendi scribacchini? Che si il film è buono, ma che da un autore come Sorrentino ci si aspettava di più, che il paragone con la Dolce Vita non ha senso, che pur avendo dei buoni momenti alcune delle vicende raccontate non sembravano riuscite perfettamente. Insomma un bel film, ma non certo un capolavoro, il verdetto dei nostri critici. Ma si indignarono già allora i nostri? No perché molto probabilmente né lessero le critiche né videro il film. E siccome al Festival di Cannes non ebbe neanche un premio lo lasciarono scivolare nel dimenticatoio. Ma poi arriva la vittoria del Golden Globes (i cui giurati altro non sono che critici cinematografici per lo più europei, pessima categoria, ma siccome residenti in America assolutamente cool) tutti si sono innamorati di questo film e con giusto (e non opportunistico, assolutamente no) spirito patriottico si sono scagliati contro i critici cinematografici rei di non essere inchinati al tempo dell’uscita al nuovo genio del nostro Cinema. Ora vorrei rivolgermi a questi opinion leader: la vostra attenzione verso “La Grande Bellezza” mi ricorda quella che accompagna la scherma alle Olimpiadi. Siamo tutti pazzi di Valentina Vezzali, Arianna Errigo, Diego Occhiuzzi quando l’Italia può vincere un oro olimpico, per poi sbattercene altamente per quattro anni senza neanche preoccuparci di sapere se nella nostra provincia si può tirare di scherma e ricominciare ad entusiasmarci ai Giochi successivi. A voi non frega nulla di Sorrentino, non avete visto né avete mai sentito nominare “L’Uomo in più” il suo primo film, che uscì nel 2001, quell’anno al massimo potreste avere visto nel migliore dei casi “I Cento passi”, nel peggiore “L’Ultimo Bacio” . Forse avete visto “This must be the place” perché avevate sentito che c’era Sean Penn. Non vi frega nulla del cinema Italiano, dei suoi problemi, dei giovani registi che fanno miracoli per girare un film e poi non trovano nessuno che glielo distribuisca. Non vi frega nulla, voi del cinema vedete solo l’aspetto ludico, i grandi premi, ma solo quelli cool, i party e i megadivi di Hollywood. Ma per fortuna esiste qualcuno che ci crede veramente nel Cinema Italiano e questi sono i tanti bistrattatati critici cinematografici, che certo non avranno sempre ragione, ma con mestiere e passione seguono i giovani cineasti, li incoraggiano, li segnalano e magari li premiano anche, come fecero con Paolo Sorrentino per il suo primo film col Nastro d’Argento per il miglior esordiente dell’anno. Quel film non andò bene al botteghino, ma grazie alle eccellenti critiche Sorrentino si fece un nome, potè girare un secondo film e così via fino ad arrivare dove egli è. Posso capire che a molti i critici cinematografici stiano sulle palle, a volte sono inutilmente pomposi e quasi schifati dei gusti del pubblico, ma loro il cinema lo seguono e lo amano e parlano e parleranno ancora di Sorrentino Oscar o non Oscar. Mentre voi altri se vincerà stapperete lo spumante e festeggerete al grido di “Italia” “Italia” e poi passata la sbornia dimenticherete il Cinema Italiano e i suoi autori fino a quando verranno a dirvelo dall’America che anche in Italia abbiamo un bravo regista.

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